Spettacolo

Sax in the city, pacifica invasione musicale a Palazzo di città. Le immagini

Giuseppe Gallo
Sax in the city
Fondata nel 1998 e diretta dal maestro Iacovone, l'orchestra ha all'attivo più di un centinaio di concerti, oltre a due concorsi internazionali vinti. Ospite d'onore Mario Marzi, primo sax del teatro "La Scala"
scrivi un commento 587

Basso, baritono, tenore, contralto e soprano. Strumenti ricurvi, dorati e ricchi di tasti, sono i dodici sassofoni della Uncle sax orchestra – completata dal ritmo di batteria e percussioni – che ieri hanno regalato una serata colma di spensieratezza all'incuriosito pubblico del chiostro di Palazzo di città.

Fondata nel 1998 e diretta dal maestro Giovanni Battista Iacovone, l'orchestra ha all'attivo più di un centinaio di concerti, oltre a due concorsi internazionali vinti.

La Uncle sax orchestra prende il pubblico per mano e lo conduce negli States, al termine di un immaginario volo oltreoceano. Sulla carta d'imbarco sono stampate le trasognate melodie anni '30 di Gershwin, tratte dal melodramma Porgy and Bess.

Appassionante l'omaggio al genio musicale di Ennio Morricone. Si resta in terra americana, ma si migra al galoppo puntando a occidente. Una entusiasmante cavalcata che riconcilia con le facce da duri, i colpi di pistola tra i duellanti e la sabbia che si innalza sullo schermo. Filtrato dall'arte italiana di Morricone e Leone, il far west si tinge di idillio.

Arriva poi il momento della musica da Oscar, come quella di Piovani e Rota che hanno marchiato a fuoco la celluloide di Benigni e Fellini con il loro talento. Alla amara dolcezza de La vita è bella si accompagna lo strampalato onirismo di 8½.

Il vicesindaco e assessore alla Programmazione culturale Francesco Scaringella si augura che l'Estate coratina – nel cui programma era inserito Sax in the city – stia piacendo ai propri concittadini. «È stata pensata per tutti – aggiunge – ed è ricca di opportunità da offrire a coloro che resteranno in città e a chi avrà voglia di venire a trovarci da fuori».

L'ospite d'onore della serata ha il nome di Mario Marzi, primo sax del teatro “La Scala”, il cui habitat naturale sono i grandi teatri italiani ed internazionali. L'ipnotica polifonia e la varietà timbrica della Suite Ellenique di Iturralde sono deliziose. Un po' come i piatti preparati dal Maestro, che si definisce – scherzando – «un cuoco e calciatore che suona per diletto».

La seconda parte del concerto attraversa l'Atlantico e fa rotta verso le coste di Buenos Aires. Si vira con trasporto verso il tango di Astor Piazzolla. Appassionata e lunatica è la follia di Balada para un loco, che fa entrare in scena come solista anche il maestro Iacovone.

Con Oblivion, la magia si infila sotto gli archi del chiostro e cede il passo al contenuto onomatopeico de La muerte del ángel, frenetico volteggiare e sbatter d'ali, lunghe picchiate e subitanei decolli.

Il brano emotivamente più carico è – per il suo significato – Madres de plaza de mayo di Javier Girotto, dedicato alle migliaia di ragazzi scomparsi sotto la dittatura di Videla e alle loro famiglie. Marzi e il suo sax incarnano il dramma, la sofferenza, le grida delle madri disperate, mentre i tamburi rullano al ritmo di una marcia militare.

Non casuale la chiusura con Libertango, rivoluzionario messaggio di speranza a suggello di un concerto più unico che raro.

venerdì 7 Agosto 2015

(modifica il 25 Luglio 2022, 2:41)

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti