Cronaca

Un uomo di origine coratina indagato per l’assassinio della giovane Lidia Macchi

Marianna Lotito
Marianna Lotito
L'identikit del "molestatore del parcheggio" e la foto di Giuseppe Piccolomo
Giuseppe Piccolomo, nato a Corato ma emigrato a Varese da anni, sta già scontando l'ergastolo perché autore dell'omicidio di Carla Molinari, il cosiddetto "delitto delle mani mozzate"
scrivi un commento 7274

Nei giorni scorsi "Chi l'ha visto" è tornato a parlare di coratini. Due questa volta, marito e moglie: Giuseppe Piccolomo (detto Pippo) – in carcere per scontare un ergastolo e con un altro processo in corso – e Marisa Maldera,  morta nel 2003 avvolta dalle fiamme nella sua auto.

Nati e cresciuti a Corato, si sono fidanzati nel 1962, quando lui aveva solo 11 anni e lei addirittura 9. Si sono poi trasferti a Varese nel 1971 e Marisa – a soli 16 anni – ha dato alla luce Cinzia, la prima dei loro tre figli.

Attualmente Piccolomo sta scontando l'ergastolo perché ritenuto colpevole dell'omicidio di Carla Molinari, il cosiddetto “delitto delle mani mozzate”. Secondo gli inquirenti e i giudici, la donna – una pensionata di 82 anni – è stata sgozzata e mutilata da Piccolomo nella sua abitazione di Cocquio Trevisago il 5 novembre del 2009.

Esattamente sei anni prima Piccolomo, ex imbianchino, aveva già avuto a che fare con le forze dell'ordine proprio quando la moglie Marisa fu trovata morta carbonizzata nella sua automobile. Le figlie, che si dicono vittime delle sue violenze, ancora oggi lo accusano di aver ucciso Marisa dando fuoco al veicolo.

Lui, continua a professarsi innocente e a raccontare che l'auto andò a fuoco a causa di una tanica di benzina rovesciata casualmente sul sedile posteriore incendiata dalla sigaretta della moglie. In un servizio del programma televisivo "Quarto grado" Piccolomo dà la sua versione dei fatti. Indagato per omicidio colposo, ha patteggiato la pena.

Poco dopo la morte della moglie Marisa, Piccolomo ha sposato una colf marocchina che aveva lavorato per Carla Molinari. Ed è forse in questa circostanza che l'uomo avrebbe conosciuto l'anziana, venendo magari a conoscenza delle sue disponibilità economiche.

Da febbraio scorso Giuseppe Piccolomo è nuovamente tornato sulle pagine di cronaca perché il suo nome è stato messo in relazione con un altro giallo irrisolto, quello di Lidia Macchi, una ragazza di 21 anni uccisa 28 anni fa con 29 coltellate. Proprio a proposito di questo caso la storia di Giuseppe e Marisa è stata raccontata a "Chi l'ha visto".

La vicenda irrisolta. Nel 2013 Carmen Manfredda, procuratore generale presso la corte d’appello di Milano, ha ottenuto la conferma dell’ergastolo per Piccolomo. All’uscita del tribunale viene avvicinata da due signore sulle quarantina. Sono Nunziatina e Filomena Cinzia, figlie di Giuseppe e Marisa. «È un mostro, ha ucciso anche nostra madre, se l’è cavata con l’omicidio colposo e la condanna a un anno e mezzo di carcere» le dicono. E soprattutto le due donne raccontano di quando Piccolomo le minacciava di «far fare loro "la fine di Lidia Macchi"».

Nel febbraio scorso Piccolomo ha chiesto di essere ascoltato dalla Manfredda per difendersi da un’accusa che ha sempre rigettato e che oggi – a 64 anni e con un ergastolo da scontare – lo vede ancora indagato per l’assassinio di Lidia Macchi. Una scelta contraria rispetto a quella che Piccolomo compì durante l’interrogatorio di garanzia in cui decise di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Precisi gli elementi che il sostituto Carmen Manfredda individua come indizi a carico di Piccolomo. Innanzitutto le dichiarazioni delle due figlie, fatte anche in sede processuale durante il dibattimento per l’assassinio della Molinari: da quelle frasi è scaturita la scintilla che ha portato Manfredda ad avocare a sé il fascicolo dell’inchiesta.

Poi il dettaglio dell’identikit del "molestatore del parcheggio" realizzato tra la fine del 1986 e il 1987 grazie alle testimonianze di alcune donne che in quel periodo fecero denuncia di aggressione. Il ritratto risulta molto somigliante al look dell'epoca di Piccolomo: è l’immagine che vi proponiamo.

In ultimo il fatto che la famiglia dell’ex imbianchino nel 1987 aveva una casa a soli 800 metri dal luogo dove fu trovato il corpo di Lidia Macchi il 7 gennaio del 1987.

Nel corso del puntata di "Chi l'ha visto" in onda questa sera verranno raccontati gli ultimi sviluppi sul caso.

mercoledì 3 Giugno 2015

(modifica il 25 Luglio 2022, 8:14)

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti