Cultura

Papaleo, una “piccola impresa” dal grande successo. Video

Giuseppe Gallo
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"Il ballo della foca" di Rocco Papaleo
Rocco Papaleo rispolvera il suo passato di musicista. Canta, si siede al piano, imbraccia la chitarra e lo fa con una timbrica graffiante, ruvida, consumata
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L'arte è un cavallo di razza che tutti possiedono. Solo che, mentre la maggior parte di noi lo conduce al passo o al trotto, gli artisti come Rocco Papaleo sanno farlo galoppare.

Ieri sera, ad esempio, nell'arena del teatro comunale, è andato in scena uno spettacolo interattivo, maieutico. Nel frattempo, a Torino si giocava Juve-Inter. «Volevo vederla anch'io». Impossibile tuttavia rimandare l'appuntamento con il gioiello di piazza Marconi ricolmo di spettatori come la calza della Befana lo è di dolciumi per un bimbo angelico.

Si presenta così il poliedrico artista lucano, sostenuto dal solido impianto musicale di quattro strumentisti girovaghi. “Avanzi di balera o di crociera” tutti rigorosamente meridionali, come la “Piccola impresa” che hanno messo su per raccontare barzellette che non fanno ridere, storie che commuovono, aneddoti surreali ma soprattutto cantare e suonare sotto la regia di Valter Lupo.

Un viaggio picaresco e dalle forti proprietà curative non dissimile da quello degli assortiti musicisti di Basilicata coast to coast. Questa volta, però, non c'è nessun carretto, nessun cavallo bianco. A muoversi è tutta la scena, punteggiata dalle tipiche luminarie da festa patronale. La simbologia del Sud si manifesta in tutta la sua bellezza. Un trionfo ameno di luoghi comuni, di quelli che però sanno essere costruttivi, che contribuiscono a edificare una precisa identità, a spandere profumo di macchia mediterranea, di mandorle e fico d'india. In mezzo a loro passa un treno. Lento, monorotaia, carico di sogni. Quello su cui son saltati tanti meridionali.

Rocco Papaleo rispolvera il suo passato di musicista. Canta, si siede al piano, imbraccia la chitarra e lo fa con la timbrica graffiante, ruvida, consumata di chi “confessa di aver vissuto”, giusto per riesumare Neruda. I ritmi swing, acid jazz, rumba, tango e musica popolare evidenziano le doti di musicisti che tanto squattrinati in realtà non sono. Arturo Valiante naufraga a capo chino tra i tasti del suo piano. Guerino Rondolone, suo cugino, ha scelto il contrabbasso, guarda caso, per le sue forme femminili, giunoniche. E poi c'è la strana coppia sicula composta Francesco Accardo e suo fratello Jerry, fonte inesauribile di guai per l'impresa.

E cosa c'entrerà mai Frank Sinatra con un panino alla frittata? La risposta c'è. È il fil rouge dell'intero spettacolo: «Nella musica, come nella vita, la questione è saper mettere la nota giusta in un'armonia».

mercoledì 7 Gennaio 2015

(modifica il 25 Luglio 2022, 15:20)

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