Attualità

L’antimafia entra nelle scuole

la Redazione
Progetto di educazione alla legalita'.
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Il progetto è stato presentato dallo scrittore Criminalista e Studioso di Scienze Criminologiche Applicate al Comune di Corato, è finanziato dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione ed è rivolto alle terze classi della S.M.S. “A. De Gasperi “di Corato, presieduta dal prof. Tommaso Miccoli.
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rnI tirocini formativi, coordinati dalla prof.ssa Rosanna Terzulli, che prevedono lezioni con gli esperti Michele Cagnazzo, Marianna Aloiso e Vito De Leo, sono iniziati il mese di aprile e si concluderanno alla fine di maggio 2009.
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rnIl percorso prevede lezioni con docenti qualificati, dibattiti, analisi del territorio e lo studio di programmi per la risoluzione delle problematiche concrete del vivere cittadino, ed ha avuto inizio il 19 marzo scorso con la presenza delle classi dell’Istituto “De Gasperi” a Casal di Principe, in occasione della “Giornata nazionale della memoria” in favore delle vittime di mafia.
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rnAssieme ad un pool di esperti, si è pensato quindi che l’unico modo per poter lavorare e liberare le istituzioni dalle tossine illegali e mafiose che nel corso degli anni hanno invaso il potere pubblico, fosse quello di dedicarsi alle giovani generazioni che rappresentano il futuro e si preparano ad entrare nella vita pubblica.
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rnL’obiettivo è quello di contribuire ad educare gli adolescenti e i giovani a ripristinare quei valori di cittadinanza, meritocrazia, rispetto e solidarietà, che gli stessi giovani invocano da diverso tempo.
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rnA questo tema/problema Michele Cagnazzo nel suo ultimo libro “Mafia, una guerra senza confini” dedica il terzo capitolo ai giovani e al contributo che le nuove leve possono dare per sconfiggere la mafia, che spesso si confonde con gli altri poteri. Per questo, la lotta alla mafia non deve caratterizzarsi solo in una risposta tecnica, ma deve nascere da un’antimafia sociale in reazione ai diritti negati e alle ricchezze rapinate.
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rnTutto questo si rende ancora possibile perché manca la cultura della legalità, nonostante essa rappresenti una delle frontiere e degli impegni più importanti delle istituzioni come hanno dimostrato l’Assessorato alla P.I. del Comune di Corato e la Scuola Media “De Gasperi”, che hanno voluto e saputo fare proprio il messaggio del giudice Antonino Caponnetto: “Alla mafia fa più paura la scuola che la polizia…”.
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rnQuesto atteggiamento interculturale, gestito con tanta attenzione sia dal pubblico che dal privato è l’unico che può evitare la contaminazione con la criminalità. fenomeni di degrado sociale quali la devianza, l’illegalità, la violenza, le mafie, la corruzione, i narcotraffici per il loro incremento globale sono divenuti tali da suscitare reazioni emozionali nell’opinione pubblica, con richieste reattive di tipo giustizialista, senza però che il cittadino medio si metta in gioco e offra un suo contributo personale, che sarebbe efficacissimo, per contenere queste dinamiche di degrado in continua espansione, anche nella nostra città.
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rnSi reclama per lo più la presenza delle forze dell’ordine immaginando che un sistema poliziesco e di ronde possa spezzare quei fenomeni, che invece troverebbero una loro più efficace forma di soluzione attraverso misure sociali e culturali, che veda protagonista anche il volontariato. Il volontariato, infatti, coordinando la sua presenza ed azione, come nel percorso formativo in oggetto, con la scuola, le agenzie educative, i servizi pubblici e privati, con i tribunali dei minorenni, può svolgere un ruolo importante nella prevenzione e nella riduzione della devianza, per la legalità della vita civile, nella diminuzione della violenza giovanile; nel contenimento del predominio territoriale delle narcomafie.
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rnPer questo, ben vengano iniziative come quelle poste in essere dalla Scuola media “De Gasperi” e dall’assessore alla P.I. Franco Caputo, i quali, avvalendosi del contributo qualificato degli esperti Michele Cagnazzo sulla legalità, dell’avv. Marianna Aloiso sulla costituzione e del prof. Vito De Leo sulla cittadinanza attiva, stanno offrendo ai giovani studenti ed alle rispettive famiglie l’occasione di partecipare a sperimentazioni immediate di apprendimenti concreti e di attività che ne coagulino l’attenzione, spingendoli ad impegnarsi nell’ambito sociale e respingendo la violenza come stile di vita.
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rnSi tratta, cioè, di un processo di formazione graduale del “cittadino che – come recita la nostra Costituzione – si fa persona”. Si sta tentando, insomma, di contribuire a realizzare una “rivoluzione etica”, a partire dalla ricerca e individuazione di un nucleo di valori comuni, di diritti e doveri di cittadinanza che animino la nostra società. Scelte che siano frutto di una morale razionale capace di integrare l’altruismo con la ragione, che orientino ad un modo di essere nel quadro di riferimento di una molteplicità di motivazioni pedagogiche, culturali, civili, sociali e religiose.
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rnLa vita civico-democratica non può essere solo appresa attraverso lo studio, per quanto questo venga ben impostato, ma deve essere tradotta, nella pratica quotidiana, in concrete forme di autogoverno, inteso come punto di arrivo, o meglio come un’esigenza ideale che dovremmo preordinare e far presentire ai ragazzi. A tal fine potremo realizzare iniziative, quali possono essere semplici forme di referendum, incarichi di fiducia e attività autonome varie che implicano l’effettivo esercizio delle attività organizzative e amministrative richieste dalla vita in comune e che perciò promuovono la formazione delle virtù civili e del senso di responsabilità civica.
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rnPer avviare gli alunni a rendersi effettivamente consapevoli e compartecipi della vita civico-democratica nell’ambito non solo della scuola, ma anche del rione o del paese, del Comune, della Provincia, della Regione, dello Stato, possiamo, anzi dobbiamo saper assumere, promuovere e sviluppare iniziative pratiche. Non è sufficiente, infatti, guidare gli alunni a visitare l’edificio che è sede dell’Amministrazione comunale, per renderli consapevoli di come funzionano i diversi uffici e di come vengono prese le decisioni più importanti relative all’amministrazione locale prima, e poi, indirettamente, provinciale e statale, ma è necessario far sì che i ragazzi stesi ne abbiano esperienza diretta.
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rnIn accordo con le autorità comunali potremmo guidare i nostri alunni ad assistere ad alcuni dibattiti in Consiglio comunale, gli alunni dovranno essere preventivamente preparati nel senso che dimostreremo loro che non devono intervenire, proprio nel rispetto delle norme democratiche, mentre i dibattiti sono in corso, mentre possono prendere appunti, preparare domande che, a seduta chiusa, possono rivolgere ai Consiglieri stessi per chiarire e approfondire dete5rminati problemi.
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rnGli alunni vengono così educati a non lasciarsi trascinare da passioni di parte, dalla retorica, dal verbalismo, che spesso inficiano la vita democratica, a “puntare” direttamente ai fatti e ad approfondire i problemi con realismo e metodo scientifico. Il formarsi di tali atteggiamenti pone preventivamente le basi affinché i ragazzi di oggi, uomini di domani, non si lascino trascinare dalla facile e spesso inconsistente propaganda, dalle frasi fatte, dagli slogans, i cui effetti sono dannosi quando i cittadini non sanno vagliare le diverse tesi ed idee in modo obiettivo e critico-costruttivo.
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rnQuesti ci sembrano i problemi di fondo dell’educazione democratica, problemi che devono essere meditati ed affrontati giorno per giorno con un’opera educativa aperta e costruttiva, che si faccia effettivamente democratica, per una società democratica in progresso.

lunedì 27 Aprile 2009

(modifica il 13 Luglio 2022, 8:25)

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