Dialogo VIII

Domenico Molinini
La rottura con l'Amministrazione Comunale di Corato avviene durante la calda estate del 1996.
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La rottura con l’Amministrazione Comunale di Corato avviene durante la calda estate del 1996.

Si tratta dell’epilogo di un melodramma con tanto di atti e scene, come tutti i melodrammi che si rispettano, quindi. In questo caso, tuttavia, quando cala il sipario dal pubblico non si levano applausi.

L’opera finisce come se il pubblico non ci fosse e non ci fosse mai stato. A giudicare dalle apparenze, neppure l’Amministrazione Comunale dell’amena (a qualcuno dei lettori pare piaccia tale aggettivazione) città di Corato pare si accorga di nulla.

Nella terra che Matteo Renato Imbriani alla Camera dei Deputati chiamò “sitibonda di acqua e di giustizia”, talvolta accade che qualcosa si consumi nell’indifferenza generale, o in una perfetta parvenza di quella: una sorta di impeccabile abito cucito su misura, da indossare tutte le volte che occorra girare lo sguardo dall’altra parte per dar mostra di non vedere, non sentire e non parlare.

I fatti? In questa sede ritengo più elegante tacerli. Chi, tuttavia, desideri approfondire l’argomento, può approfondirlo nei numeri de Lo Stradone 11/197 del novembre 1995, 1/199 del gennaio 1996, 2/200 del febbraio 1996, 8/206 dell’agosto 1996, 1/211 del gennaio 1997, 3/213 del marzo 1997, 4/214 dell’aprile 1997, 5/215 del maggio 1997, 8/208 dell’agosto 1997.

Il dicembre 1996, intanto, l’Orchestra e Coro Civico di Corato esegue la mia miscellanea Canto di Natale nel Mondo a Trani in Cattedrale (come accade ormai da anni) e nella Basilica dei Santi Medici di Bitonto. Inutile dire che siamo abituati al clima di attesa che aleggia nei luoghi dove ci esibiamo: checché ne pensi qualche politico locale, l’Orchestra e Coro Civico di Corato è un complesso musicale conosciuto, stimato e ambito.

In questi due concerti canta per la prima volta nel Coro Civico un giovane coratino, che in quel momento studia Canto Lirico con mia moglie, per prepararsi all’ammissione in conservatorio. Studia con particolare impegno, lo stesso con cui da un anno circa partecipa alle attività formative corali. I miei rapporti con Aldo risalgono a vecchissima data, essendo suo padre uno dei miei più cari amici fin dalla mia adolescenza.

Il complesso e ricco rapporto che per alcuni anni intercorre tra il Maestro e l’Allievo, come sempre dovrebbe avvenire, si è poi sviluppato: l’Allievo ha messo le ali e già da tempo è un brillante Collega, un tenore “in carriera” come si dice. Sicuramente sapida, interessante, costruttiva, e probabilmente anche divertente, risulterebbe un’intervista che la Redazione di CoratoLive ritenesse di realizzare a due voci, tra me e lui.

Il 1997, a guisa di ghibellin fuggiasco, dirigo l’Orchestra e Coro Civico di Corato in una serie di concerti (mai più in Corato), tutti legati a manifestazioni importanti, per alcune delle quali ho anche l’incarico della direzione artistica. L’Associazione Nazionale Magistrati, nel quinto anniversario della strage di Via D’Amelio a Palermo, mi invita a dirigere un concerto per commemorare il Giudice Paolo Borsellino, il che avviene nella Cattedrale di Trani il 17 luglio ed in quella di Bari il giorno successivo.

Il Comune di Trani ed il Conservatorio di Bari mi affidano il coordinamento artistico di una rassegna concertistica che inizia il 7 giugno e termina il 23 agosto con un concerto in cui dirigo l’Orchestra Civica di Corato eseguendo miei arrangiamenti di Bill Evans e Gorge Gershwin. Il Comune di Trani, per l’occasione, ha allestito un palco in Piazza Cesare Battisti, che, manco a dirlo, è gremita anche da coratini.

Il 1997 si chiude con una produzione di Telenorba, che trasmette il mio Canto di Natale nel Mondo dalla Cattedrale di Trani. L’Orchestra e Coro Civico di Corato, grazie anche alla via satellitare, è vista ed ascoltata anche all’estero (parti di quel concerto sono state inserite da CoratoLive nel mio interludio natalizio pubblicato sulle Rubriche a dicembre).

Il 1998 si apre con il Concerto di Capodanno che l’Orchestra Civica di Corato esegue nel Teatro Impero di Trani e nel Teatro Mercadante di Cerignola, da poco ristrutturato. Il successo è notevole e il pubblico, entusiasta e galvanizzato dalle veloci e brillanti polke straussiane, chiede e ottiene numerosi bis.

Quello del Teatro Mercadante di Cerignola è l’ultimo concerto che il complesso tiene con la denominazione legata alla città di Corato. È tempo di bilanci. Sono trascorsi oltre due anni, durante i quali l’ostracismo della classe politica coratina, nonostante la continua ascesa del complesso, sembra essersi maggiormente rinforzato.

Nello stesso tempo, le perplessità espresse velatamente o apertamente da enti, amministrazioni e associazioni nei confronti della denominazione (Orchestra e Coro Civico di Corato), spesso interpretata come segno di provincialismo e campanilismo, non sono mai venute meno e talvolta hanno causato piccoli “incidenti diplomatici”. In verità, ci sono alcune Città in quel momento ben liete di dare il loro nome (e non solo) al complesso.

Ho deciso, tuttavia, che la nuova denominazione sia scevra da riferimenti geografici e si chiami Nuova Filarmonía. È questo il nome del complesso che dirigo il 5 giugno 1998, in occasione della cerimonia di inaugurazione del Castello Svevo di Trani alla presenza dell’allora Vice Ministro per i Beni Culturali.

Il 1998 è l’anno in cui realizzo un mio progetto dedicato alla musica italiana del Novecento. L’idea, su cui sto lavorando da anni, già in corso d’opera balza agli onori della cronaca nazionale e internazionale. Si tratta del Festival Monografie sul ‘900 & dintorni ®. Raccontare la storia di questa mia creazione, alla quale nel Maggio 2000, l’Associazione Nazionale Italiana Critici Musicali conferisce il XIX Premio “Franco Abbiati”, non è impresa breve.

Non ritengo, quindi, sia il caso di riportare tutti i commenti di quotidiani, mensili e pubblicazioni varie della stampa nazionale ed internazionale. Basti pensare che l’incisione di due CD con la Stradivarius è commentata tra i tanti dal mensile del quotidiano francese Le Monde, Le Monde de la Musique, che attribuisce ai miei dischi la votazione di 3/4 stelle, mentre il mensile italiano Amadeus, che in più numeri dedica articoli al Festival, in quella occasione attribuisce ai miei dischi la votazione di 5/5 stelle. Inoltre, Radio3 Suite nel corso di un’intervista trasmette una mia esecuzione e RadioRai acquisisce le registrazioni che inserisce nei suoi palinsesti.

Anche questa volta qualcuno fa di tutto per interferire. Per conservare il tono alto, tuttavia, i fatti e i personaggi ritengo più elegante tacerli, che a citarli certi Carneadi, si fa il loro interesse, poiché in tal modo, di riffe o di raffe, un posticino, anche se piccolo, nella storia finiscono per avercelo. Costoro sono (come scrivo in un mio lunghissimo intervento su ContrAppunti del novembre 2000, del quale riporto solo alcuni stralci) “…elementi che, pur stando tra di noi, sono in realtà soggetti meno che mediocri, vestiti (come il Re Nudo della favola) di inesistenti paludamenti […] persone che trovano il sistema per celebrare i fasti della propria esistenza senza lasciare traccia di sudore […] vivono e operano solo per il loro interesse. Nel nostro caso, quasi mai esso coincide con l’amore "viscerale" per la Musica e per l’Arte e quindi per la Cultura in tutte le Sue molteplici forme ed espressioni.

Tensione che, in buona sostanza, è il biologico denominatore comune di chi vive sforzandosi ogni giorno di coniugare la Materia con lo Spirito. Il loro interesse per l’Arte, quando c’è, è viziato dalla smania del potere unita alla cupidigia per il guadagno […] a favore della filosofia spiccia dell’arraffa arraffa, contrassegnata dall’uso ingegnoso di tecniche subdole di sgomitamento nelle quali, specie quelli che rischiano perennemente il raffreddore per la loro "nudità", hanno raggiunto vette davvero sublimi.

In ambito musicale, tali ascese sono state in verità (quando sotto non c’è di peggio) permesse dalla ignoranza e incompetenza dei committenti (sempre deplorevoli e ingiustificabili da parte di chi amministra la cosa pubblica), e dalla consequenziale impossibilità per costoro di cogliere le differenze a volte enormi tra Compositori e compositori, Direttori artistici e direttori artistici, Direttori e direttori, Concertisti e concertisti, Cantanti e cantanti, Orchestre e orchestre, Cori e cori e via dicendo, determinando la situazione nella quale ci troviamo. Il guaio è che l’atto di affidare delle specifiche responsabilità alle persone giuste può essere compiuto solo da persone giuste a loro volta. Questo da noi può accadere solo raramente.

Nelle nostre amene contrade [come vedete l’aggettivo mi è molto caro], manca persino un solo Signor Innominato che si redima e ci sono cento, mille, centomila Don Rodrighi che, essendo la peste ormai un lontano flagello, nemmeno schiattano (alla faccia della nemesi)…”

Cari lettori, essere eclettici, oltre che ad avere una visione più ampia del Sapere, serve a parare i colpi della fortuna contraria (come direbbe Shakespeare). Arrivederci, quindi, al nostro prossimo ed ultimo appuntamento.

Tra i premiati della XIX edizione del Premio Abbiati, da sinistra il M° Domenico Molinini, Agostino Liuni (per la realizzazione dell’Auditorium di Milano), Mario Messinis (sovrintendente del Teatro La Fenice di Venezia), il soprano Patrizia Ciofi, il tenore Juan Diego Flórez. Primo da destra, il violoncellista Enrico Dindo.

venerdì 29 Giugno 2007

(modifica il 3 Febbraio 2023, 11:41)

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