L’11 Settembre 1943

Pasquale Tandoi
L'8 settembre 1943, dopo settimane di trattative segrete, venne reso noto l'armistizio tra il governo italiano e gli alleati anglo-americani. Da...
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L’8 settembre 1943, dopo settimane di trattative segrete, venne reso noto l’armistizio tra il governo italiano e gli alleati anglo-americani. Da quel momento i tedeschi, insieme ai quali avevamo combattuto in varie zone dell’Europa e dell’Africa, diventarono i nostri nemici e mostrarono tutta la loro ferocia con requisizioni, rastrellamenti, rappresaglie, bombardamenti e distruzioni. Molte località della Puglia, che a Brindisi ospitava il re e il governo, furono teatro di aspri combattimenti: il 9 settembre a Bari, a Putignano, dove ci furono 10 morti, a Bitetto, dove caddero una trentina di civili, a Castellana dove i civili uccisi furono 25. Anche Corato visse quei giorni con grande tensione. Vediamo quanto accadde.

Il 12 settembre 1943 il commissario prefettizio di Corato, il rag. Savino Tandoi, inviò un espresso al prefetto di Bari informandolo che nel pomeriggio dell’11, verso le ore 18, erano giunti a Corato dei militari tedeschi a bordo di un camioncino e avevano tentato di impadronirsi dell’autobus di linea Corato-Trani che sostava nella piazza del municipio. Alcuni cittadini che avevano notato l’atto di prepotenza dei tedeschi, avvisarono i Reali Carabinieri che intervenivano subito nella persona del maresciallo Lo Presti, coadiuvato da vigili notturni e guardie campestri. Appena usciti dalla caserma, “questi animosi” furono investiti da raffiche di fucili mitragliatori che i tedeschi avevano piazzato sul terreno. Durante la breve sparatoria veniva colpito a morte Domenico Leone fu Savino, soldato in licenza di convalescenza che si trovava nella caserma e che, armato, aveva seguito il maresciallo. Rimaneva inoltre ferito Giuseppe Perrone, comandante dei vigili notturni, che aveva risposto al fuoco e, tra la popolazione civile, era stato ferito leggermente un tale Giuseppe Martinelli fu Vito. Probabilmente anche uno dei militari tedeschi era stato ferito e questo aveva spinto tutto il gruppo a risalire sul proprio automezzo e a ripartire verso Gravina, non senza aver sparato dal camion qualche altra raffica di mitra.

Orrore e indignazione si diffusero per il paese. La gente scese in piazza “reclamando le armi e dicendosi pronta a difendere la città”. Nei giorni immediatamente successivi nel paese ritornò una calma apparente, ma tutti temevano il ritorno dei tedeschi e loro eventuali rappresaglie. Ed infatti il giorno 15, verso le 7,30 del mattino, militari tedeschi circondarono la villa di Savino Tandoi chiedendo della sua persona. Dopo avergli ricordato minacciosi che l’11 settembre era stato fatto fuoco su di loro, pretesero che li accompagnasse in giro per la città perché fosse garante della loro incolumità. Il Tandoi acconsentì dopo la promessa che nessuna violenza sarebbe stata fatta alla popolazione. Nel frattempo altri tedeschi, forse con la complicità di qualche coratino, avevano individuato la rimessa di due autobus e li portavano via; altri soldati tedeschi ancora perlustravano il paese alla ricerca di auto e pneumatici. Poiché quest’ultima ricerca risultava vana, pretesero dal Tandoi che fosse avvertita la popolazione perchè se entro le ore 17 non fossero state consegnate tutte le automobili con relativi pneumatici, avrebbero fatto bombardare la città. “Intanto alcuni tedeschi –riferiva il Tandoi- mi portarono via come ostaggio dirigendosi alla volta di Trani, ove mi tennero fino alle 16,30. Prima di ripartire mi ammonirono che se non avessero trovato le macchine, ne avrei risposto con la mia persona.”

Tornati a Corato, nella piazza del Municipio l’ostaggio e i tedeschi trovarono un buon numero di autovetture e altri mezzi di trasporto. Dopo aver operato una selezione i tedeschi se ne andarono assicurando che non avrebbero più disturbato la popolazione. Furono sequestrati dai tedeschi i due pullman di linea Corato-Trani, un camioncino di un certo Scarnera, l’autovettura del cav. Vito Gioia e un’altra quindicina di auto. Inoltre i tedeschi avevano saccheggiato la scuola dell’Avviamento, la GIL, l’ufficio postale, l’ufficio sanitario, l’ufficio della nettezza urbana e dell’ufficiale sanitario depredando di tutto: tavoli, macchine da scrivere, scaffali, sedie, scrivanie, armadi, botti, damigiane, pompe idrauliche, impianti elettrici e un pianoforte.

FONTE: Archivio del Comune di Corato.

giovedì 19 Gennaio 2006

(modifica il 3 Febbraio 2023, 14:32)

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