Etica, affari & politica…

Aldo Patruno
Confesso che la scorsa settimana, sfogliando Repubblica nelle sue pagine nazionali, mi ha fatto una certa impressione scoprire che Corato era...
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Confesso che la scorsa settimana, sfogliando Repubblica nelle sue pagine nazionali, mi ha fatto una certa impressione scoprire che Corato era ancora una volta all’onore della cronaca giudiziaria. È la seconda volta che capita in maniera così eclatante, dopo la vicenda Ferri, e probabilmente questa volta la vicenda sorprende assai di più, vuoi per i protagonisti, vuoi per la gravità, non tanto dei reati di cui essi sono imputati (pure molto pesanti), quanto delle conseguenze e degli effetti che tali reati avrebbero prodotto. Parliamo naturalmente della vicenda Casillo ed usiamo il condizionale perché è giusto anche in questo caso rispettare il principio della presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.

È tuttavia evidente che il nuovo danno di immagine che la città di Corato e la sua imprenditoria subiscono, a distanza di così pochi mesi dal crollo di un altro “grande” gruppo, è un danno dal quale risulterà estremamente difficile riprendersi, nonostante gli sforzi di imprenditori ed amministratoti locali che subito si sono affrettati a rassicurare la cittadinanza (e pensare che il Sig. Sindaco aveva fatto in modo di far trovare sotto l’albero di Natale dei Coratini il nuovo numero del B.I.C. con tutte le belle e buone cose realizzate per la Città…Che sfiga! Sarà per il prossimo numero che prevedo in uscita a fine marzo…).

È curioso, peraltro, come questa grave vicenda giudiziaria collochi drammaticamente la nostra città nel solco del più complessivo dibattito nazionale sul rapporto tra etica, affari e politica dal quale emerge con estrema chiarezza che questo Paese continua ad essere il paese di “furbi e furbetti” ossessionati dal proprio interesse e lucro personale, e sempre pronti ad aggirare regole e leggi, nel tentativo di farla franca. Non che questo mi meravigli (né credo meravigli alcuno dei lettori…), essendo da sempre convinto che con la “chiusura giornalistica” di Tangentopoli, non si fosse di certo concluso il malaffare pubblico e privato. Anzi…

Quello che mi preme piuttosto evidenziare, proseguendo un discorso che da tempo ho avviato con i lettori virtuali del “sasso nello stagno” e che – continuo sconsolatamente a prenderne atto – non ha ancora visto decollare alcun serio dibattito (a causa, per la verità, di interlocutori un po’ sordi da questo orecchio…), è il grave, gravissimo ritardo della Politica nella identificazione, nella prevenzione, nel governo e, infine, nel controllo di fenomeni di questo genere.

Non c’è un solo episodio di “malcostume” affaristico e politico in questi ultimi quindici anni, che la Politica sia riuscita da sola a smascherare e a sradicare, assumendosi la responsabilità di garantire le condizioni, anche normative, affinché tali episodi non tornassero a ripetersi. È, invece, toccato sempre ed in ogni caso alla Magistratura intervenire, occupando (con tutti gli eccessi e gli squilibri che ciò alle volte ha comportato) l’irrimediabile vuoto lasciato dalla Politica e svolgendo un’azione che, per forza di cose, finisce con l’essere parziale, in quanto finalizzata al perseguimento di responsabilità personali, e solo nel caso in cui queste responsabilità siano sostenute da un adeguato impianto accusatorio.

E in tutti gli altri casi? Ma davvero pensiamo che le truffe all’Unione Europea, i danni e lo scempio del territorio (sì, in particolare quello della Murgia), gli attentati alla salute dei cittadini, la violazione sistematica dei diritti dei consumatori/risparmiatori, possano continuare ad essere considerati fatti di esclusivo rilievo penale, per ciò stesso rimessi alla dedizione e all’impegno dei magistrati e delle forze dell’ordine, e non anche questioni di grande rilievo politico per garantire una crescita sana e sostenibile soprattutto del nostro Meridione?

Non c’è nulla da fare: tocca alla Politica (sì, come al solito quella con la P maiuscola) farsi carico di questa deriva verso la quale continua a precipitare il Paese, con uno scatto di orgoglio che le consenta finalmente di venir fuori da quella condizione di minorità ed inadeguatezza nella quale si è cacciata con le proprie mani.

Ma attenzione! Questo obiettivo non si consegue con gli spot elettorali, né sottoscrivendo improbabili codici etici, né “vendicandosi” della Magistratura per lesa maestà. Lo si consegue con gli atti concreti, con la coerenza dei comportamenti, con una classe dirigente responsabile e competente animata da profondo senso dello Stato e delle Istituzioni, con la piena consapevolezza che lo scopo principale della Politica, al quale tutto il resto deve essere subordinato, è il perseguimento del bene comune. Moralismo? No…recupero di un’etica civile. Cose scontate? Nient’affatto…mete ancora assai lontane dall’essere raggiunte.

N.B. In un momento così difficile per l’imprenditoria coratina, vorrei tuttavia dischiudere un orizzonte di speranza guardando al futuro. Lo scorso 14 gennaio l’Associazione Imprenditori Coratini ha assegnato proprio a Fabio Ferrante per CORATOLIVE.it il premio “Corato che lavora: giovane imprenditore dell’anno”. È un segnale importante, una sorta di testimone posto nelle mani di coloro che dovranno farsi carico del futuro di questa Città. È nel contempo, proprio per quello che sta succedendo, una grande responsabilità cui sono sicuro Fabio ed il suo gruppo non si sottrarranno: la responsabilità di rappresentare un modello nuovo, intelligente e “sano” di fare impresa e di gettare finalmente le basi per la costruzione di una vera classe dirigente. Sono convinto che l’A.I.C. non potesse fare scelta migliore!

giovedì 19 Gennaio 2006

(modifica il 3 Febbraio 2023, 11:45)

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