Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar

Enzo Tandoi
Animula vagabonda, vezzosa, ospite e amica del corpo, che ora andrai via verso sedi dove regna il buio, il freddo, luoghi spogli, né più...
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Animula vagabonda, vezzosa, ospite
e amica del corpo, che ora andrai via
verso sedi dove regna il buio, il freddo,
luoghi spogli,
né più come sei solita fare,
darai occasione di motteggi

Pubblicata nel 1951, è l’opera della maturità della scrittrice francese Marguerite Yourcenar, la sua espressione più completa rispetto a quelle conseguite per mezzo di altri lavori. Per l’autrice l’ampia conoscenza della storia, delle lingue, della vita, degli uomini e dei popoli, i contatti diretti stabiliti nei continui viaggi, sono materia “biologica” da cui muovere per scrivere ma non opere erudite o diari. Yourcenar non è conosciuta come storica, filologa né cronista, bensì come la scrittrice che ha trasformato tanta cultura, appresa o vissuta, in storie vive sul piano morale ed etico. Nella Yourcenar non è stato difficile il rapporto con la realtà, per lei è qualcosa di immediato.

Sua aspirazione è un’opera che non attui particolari propositi dell’autore ma mostri condizioni umane, ne scopra delle affinità ed inserisca tutto nell’eterno flusso della vita. In un essere, in una vita composta da tutti gli esseri e da tutte le vite non ci sarebbe stata differenza spaziale e temporale né divisione morale: l’amore sarebbe stato accanto all’odio, la giustizia all’iniquità, il peccato alla virtù, la fede alla miscredenza, il bene al male, il corpo all’anima. Tutto sarebbe stato proprio di quell’essere, di quella vita, li avrebbe resi singoli e multipli, parziali e totali e fatto della loro esistenza un’eternità mai smessa di luci ed ombre. Ogni soggettivismo sarebbe stato bandito da una letteratura che voleva aderire all’immensa vastità e varietà della vita, restituire l’uomo a se stesso, ai suoi casi, ambienti, costumi, credenze, al suo corpo, al suo spirito.

Questa la Yourcenar matura, quella che avrebbe concepito il lungo monologo delle Memorie di Adríano. Ideare Adriano significava per lei essere approdata alla figura intorno alla quale era possibile riassumere l’intera umanità perché capo di tutti gli uomini del mondo, l’imperatore Adriano, ed uomo egli stesso con i relativi problemi, autore e vittima della storia. Nella personalità dell’Augusto, dagli storici tramandata come quella del geniale riordinatore di un impero dissestato, del massimo estensore della pax romana, la scrittrice ha scorso degli orizzonti morali e spirituali così semplici e comuni da poterli avvicinare a quelli di qualunque altra esperienza umana, nel più potente degli uomini ha notato le debolezze di tutti, nel suo sorriso fiducioso l’amarezza del dubbio. Adriano avrebbe ordinato la Terra ma non sempre il suo pensiero e la sua azione sono stati irreprensibili perché non sempre gli è stato possibile trascurare altre necessità. Adriano ha agito per correggere il passato e preparare l’avvenire e questo non poteva verificarsi senza incetrezze e timori, specie in uno spirito naturalmente disposto a piegarsi verso di sé, a dar voce alla propria anima. Sarà questa voce ad avvicinarlo a tutti gli altri uomini che da lui dipendevano, a farglieli considerare nella loro semplice umanità. Penserà Adriano anche al destino, alla sorte sua in relazione a quella degli Dei romani.

Adriano sarà uno e tutti, il suo corpo e la sua anima saranno del mondo presente e del passato e del futuro, visto il momento di passaggio nel quale sono stati chiamati a vivere . La ‘Voce’ che confessa l’anima, altro suo luogo preferito ed anche questo rispondente alla predilezione per le situazioni da teatro, veniva ora da un uomo antico carico di una moderna sensibilità, quella della sua autrice, che con Adriano può essere identificata meglio che con ogni altra creazione. La figura del pensoso imperatore, la sua vita, sono ripercorse a proprio modo da Marguerite Yourcenar e inserite nel fulcro di un universo animato dalle sue convinzioni sugli aspetti eternamente uguali dell’esistenza, la relatività di ogni fenomeno umano, la funzione della materia, del corpo e la conseguente diffidenza verso le costruzioni puramente mentali, l’importanza del caso nello svolgimento delle azioni dell’uomo, il riconoscimento di forze occulte, magiche, che sfuggono ad ogni razionalità e, soprattutto, l’unificazione di tutti gli esseri nell’uomo, nelle sue componenti ovunque riscontrabili. Adriano è quest’uomo perché egli è uno e tutti, è singolo e multiplo e soltanto attraverso la sua figura poteva essere rappresentata la concezione di una vita come fenomeno universale. Ogni spirito ed ogni corpo vivono mediante i suoi pensieri ed azioni: ciò che Adriano pensa e fa lo fa la storia, la sua e di tutti, umanizzata ed universalizzata.

Quello di un’umanità e di una storia riportate alla dimensione umana ed in questa unificate è il messaggio che, tramite Adriano, proviene dalla Yourcenar, la quale, in tal modo, si mostra capace di raggiungere, nelle sue opere, significati estesi pur percorrendo vie non insolite.

Il narrato assume forme delicate ed allettanti per gli occhi e la mente, per le sensazioni tattili e genericamente sensoriali che veicola.

Si assapora sempre il sapore di un mondo, di un’epoca, di una cultura, di presenze accese e ritratte da una sapienza in declino, ma non per questo meno affascinante e seducente, quelle vissute nella Grecia ellenistica, epoca di forti contrasti e voglia di rivalsa nei riguardi della Grecia classica.

Adriano dice di aver appreso la propria identità e quella della sua appertenenza culturale non in un territorio geografico determinato, ma nell’indeterminatezza policentrica e pluripotenziale dei libri. Lì è nato come uomo, lì è cresciuto, lì ha vissuto ed è morto l’uomo e l’imperatore.

giovedì 12 Gennaio 2006

(modifica il 3 Febbraio 2023, 11:45)

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