I fratelli nella famiglia

Antonio Di Gioia
Mi ha sempre affascinato lo studio di un sistema quale la famiglia, apparentemente così semplice e allo stesso tempo così fondamentale nella...
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Mi ha sempre affascinato lo studio di un sistema quale la famiglia, apparentemente così semplice e allo stesso tempo così fondamentale nella crescita e nello sviluppo degli individui, quanto indispensabile fondamento di ogni società.
Con questo articolo vorrei analizzare brevemente la struttura famiglia, concentrandomi in particolare su uno dei suoi sottosistemi, ovvero i fratelli.

La famiglia è il primo nucleo di appartenenza di ogni individuo ed è certamente il gruppo da cui maggiormente lo stesso è influenzato.
Ogni famiglia ha una particolare organizzazione relazionale, per cui all’interno di questo sistema si stabiliscono norme che regolano le interazioni fra i membri, favorendone stabilità ed evoluzione. Al contempo, come descritto da alcuni esperti, la famiglia segue le leggi dinamiche dei sistemi naturali, per cui il cambiamento di un elemento del sistema stesso produce un cambiamento degli altri elementi, in maniera circolare.
La struttura di una famiglia deve essere capace di adattarsi e di riorganizzarsi in relazione sia all’evoluzione della stessa, sia alle sollecitazioni di cambiamenti provenienti dall’esterno.

Come ogni sistema anche la famiglia ha i suoi sottosistemi: un individuo è un sottosistema, ma contemporaneamente fa parte di più sottosistemi, poiché può essere marito, padre, figlio maggiore o minore.
Secondo il punto di vista di alcuni studiosi, è possibile individuare tre sottosistemi significativi: il sottosistema coniugi, che si forma quando due persone si uniscono per formare una famiglia ed è caratterizzato dalla complementarità e da reciproco accomodamento; il sottosistema genitori: accudisce, protegge e socializza i figli, prende decisioni circa l’organizzazione dell’intero sistema famiglia; il sottosistema fratelli, che costituisce il primo gruppo di compagni con cui condividere gioie e dolori. Ogni sottosistema è caratterizzato da differenti relazioni complementari e da specifiche funzioni.

Il sottosistema fratelli è il primo laboratorio sociale in cui i figli possono cimentarsi nelle loro relazioni tra coetanei.
In questo contesto i figli possono alternativamente sostenersi, imparare l’uno dall’altro a negoziare, a cooperare, a far valere le proprie capacità, oppure sottomettersi, isolarsi, accusarsi reciprocamente.
Possono prendere diverse posizioni nel destreggiarsi gli uni con gli altri e queste posizioni, prese precocemente nel gruppo, possono avere una rilevanza significativa nel corso successivo della loro vita.

Quanto accade all’interno di questo laboratorio, sia per quanto riguarda lo sviluppo delle relazioni complementari, sia per quanto riguarda lo sviluppo dell’identità e del processo di differenziazione – vedi, al proposito, il precedente articolo -, viene confrontato con il gruppo dei coetanei all’esterno dell’ambiente familiare, e ciò, secondo l’opinione di diversi autori, costituisce uno degli aspetti positivi di cui può fruire un figlio con fratelli rispetto al figlio unico.

Nell’ambito dei rapporti familiari, la relazione tra fratelli occupa un ruolo importante e rappresenta una notevole risorsa evolutiva sia nello sviluppo psico-affettivo, sia nella formazione dell’identità di ogni individuo.

Ovviamente il fattore età ha un’influenza notevole in questo contesto: i bambini vicini d’età condividono amicizie, vestiti, camera da letto, storia personale ed eventi di vita comuni. All’opposto bambini con più di otto anni di differenza condividono solo pochi avvenimenti della vita quotidiana.

Anche l’influenza dei genitori opera in modo profondo sul legame tra i fratelli: da un lato, può ostacolare lo sviluppo del legame emozionale; dall’altro, attraverso una scarsa influenza, può facilitare, invece, la crescita di un rapporto fortemente leale e determinare in maniera stabile l’identità personale dei fratelli.
I sentimenti e le azioni dei fratelli sono quasi sempre finalizzati alla conquista dei genitori e, spesso, presentano forti componenti di conflittualità affettiva. Tuttavia, quest’ultima, purché non esasperata, può esercitare un influsso positivo nello sviluppo della personalità sociale.

Nel rapporto che si instaura tra fratelli, il legame emozionale crea una sorta di confine “difensivo”, attraverso – come scrivono Bank- Kahn – un “linguaggio privato che li distingue da altri parenti ed amici; ci si protegge reciprocamente da attacchi fisici e psicologici da parte di estranei; si risolvono i conflitti, si sviluppano rituali di perdono e di comprensione. L’armonia di gruppo supera ogni ricerca individuale”.

Tuttavia, in alcuni casi, il legame emozionale, soprattutto tra fratelli giovani ed immaturi, può determinare le condizioni per una relazione caratterizzata da iper-coinvolgimento emotivo: il rapporto creatosi può diventare appagante, ma anche disfunzionale.
Ad esempio, nel caso in cui il genitore deleghi totalmente l’accudimento del figlio più piccolo al figlio maggiore, quest’ultimo propenderà a riconoscersi come una persona iper-responsabile nei confronti degli altri, mentre il fratello minore tenderà a sviluppare una costante deresponsabilizzazione e a vedersi quale una persona vulnerabile e bisognosa di cure.
Anche la complicità tra fratelli, in alcune circostanze, può portare all’attivazione di un modello relazionale non fondato su cooperazione e competitività, finendo col produrre effetti negativi.

Queste vogliono essere solo brevi riflessioni che spero possano coinvolgervi e sollecitare le vostre considerazioni. Se avete voglia di intervenire, di esporre dubbi e questioni, potete scrivere all’indirizzo di posta elettronica antonio.digioia@coratolive.it oppure potete contattarmi al numero 3479692180.
Naturalmente, sia le mail che riceverò, sia tutti i dati che verranno in mio possesso saranno trattati nel più assoluto rispetto della privacy.

giovedì 12 Gennaio 2006

(modifica il 3 Febbraio 2023, 11:46)

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