Cultura

L’uomo travolto dal progresso

La Redazione
Conclusione della rassegna filosofica "Piccolo Laboratorio di filosofia" a cura dell'Arci. Il professor Giovanni Pappagallo ha affrontato un difficile e profondo argomento sull'uomo nella realtà quotidiana
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Si è svolto ieri alle 19,00 nella sede dell’Arci (via Monte di Pietà) il terzo ed ultimo workshop di filosofia organizzato dall’associazione culturale "La locomotiva." Il tema del dibattito, a cura del  professore Giovanni Pappagallo, è stato "La filosofia come comunicazione ed educazione delle passioni tra Epicuro e Galimberti", un tema complesso ma senz’altro pieno di riflessioni sulla realtà quotidiana.

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Ad aprire il confronto è stato lo spezzone di un film di Ingmar Bergman, "Un mondo di marionette". Un film di studio psicologico, in cui il protagonista, Peter Egerman uccide per amore (sbagliando persona) e poi finisce per trascorrere il resto della sua vita a giocare a scacchi sul computer, eseguendo una vita metodica, tutta ragione e priva d’emozioni. Un film, questo, sull’impossibilità di comunicare con i sensi e con i sentimenti, e sul lavoro di demolizione che il mondo circostante effettua sulla coppia e l’individuo.

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Il professore Pappagallo è partito da questa proiezione per parlare del problema della comunicazione oggi e di come essa sia cambiata. Secondo il professore la comunicazione è diventata sterile, asettica, "è arrivata a un livello tale poiché il soggetto si mette in comunicazione con l’altro non più fisicamente." La comunicazione virtuale ha portato l’uomo a spersonalizzarsi e a non emozionarsi più nell’ascolto, perché effettivamente non vi è più vere dialettica: è sempre più raro un secondo soggetto con cui confrontarsi nel quotidiano.

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Secondo il Prof. Pappagallo si può parafrasare la famosa frase di Nietsche "Dio è morto" in "L’uomo è morto". E, come dice Galimberti "è morto l’uomo della civiltà occidentale, l’uomo dell’umanesimo, l’uomo che abbiamo imparato a conoscere fino ad oggi." Anche per questo, secondo il professore, la psicologia oggi non è più in grado di curare l’uomo "psicotico", giacché essa cerca di interpretare i comportamenti umani seguendo solo il “logos” sulla scia della filosofia occidentale.

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Infatti, ha affermato Pappagallo, "non dimentichiamoci che già Platone aveva posto la dicotomia nell’uomo, tra logos e astrattismo, sviluppando il concetto di anima come follia." La filosofia occidentale invece si è sviluppata fino ai giorni d’oggi seguendo solo la via del logos. E dopo che tutte le pretese di conoscenza universali sono fallite, la psicologia per ultima, cercando solo interpretazioni razionali, ha fallito nel suo ruolo di scienza di spiegazione e comprensione dei comportamenti umani.

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L’uomo si ritrova così spaesato, in una realtà che non è in grado di interpretare. E non è in grado di giudicare/guidare gli eventi facendo uso di categorie assolute, ma si lascia solo sopraffare dalla tecnica, una tecnica che può finire per travolgerlo senza lasciargli il tempo o il modo di rendersene conto. E’ vero quel che dice Marx nel spiegare la società capitalistica, quando afferma che “la tecnica non è altro che il fine”, o quello che dice Heidegger, che "l’uomo è antropologicamente inadatto all’evoluzione tecnica del mondo."

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In altre parole, il mondo va di gran lunga più veloce della nostra evoluzione, l’uomo di oggi non è più protagonista delle sue scelte e della sua vita, ma è risucchiato nel vortice del progresso e dell’evoluzione, seguendolo senza capirne il senso. Galimberti dice che il mondo della tecnica ci prevede tutti come funzionari di un apparato i cui scopi ci sono completamente ignoti, in vista di un suo sviluppo che molti chiamano progresso all’infinito, in cui gli interessi di uomo singolo non vengono minimamente presi in considerazione.

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Allora l’uomo singolo si trova a essere un ingranaggio di un apparato senza alcun senso, oppresso dalle sue domande e dalla sua esigenza di significato. Ma, dice Galimberti, perchè dobbiamo per forza trovare un senso alla vita? Perché quando a uno capita la felicità non si chiede quale è il senso della felicità, se la prende, se la porta a casa. Allora alla fine Pappagallo ha proposto un ritorno ad Epicuro, invitando a sedersi attorno ad un tavolo e chiedersi cos’è per noi la felicità. E con questa domanda emblematica, ci siamo ridati appuntamento ad una nuova rassegna di filosofia a settembre.

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venerdì 24 Giugno 2005

(modifica il 14 Luglio 2022, 17:00)

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