Erano arrivate in Italia perché volevano lavorare, come braccianti agricole o come badanti.
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rnQui invece, secondo quanto appurato dagli inquirenti, sono state segregate e costrette a prostituirsi finché una di loro ha trovato il coraggio di chiedere aiuto ai Carabinieri di Corato.
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rnUna triste vicenda che coinvolge due ragazze rumene, giovanissime, di appena 19 e 20 anni. Gli arrestati sono due loro connazionali, anch’essi molto giovani: Cristian Ispas Zaoaria, 23 anni, e Monalissa Ionescu, 27 anni, che in questi mesi avrebbero segregato le due ragazze in un appartamento di Ruvo.
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Ora i due sono finiti in manette con l’accusa di sequestro di persona, induzione e sfruttamento alla prostituzione, e anche tentativo di estorsione in quanto avevano sottratto i passaporti alle due ragazze al loro arrivo in Puglia, per poi restituirlo con un riscatto di 600 euro ciascuna.
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È stata una delle due ragazze a presentarsi, spontaneamente e disperata, alla stazione dei Carabinieri di Corato.
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Ha chiesto aiuto perché non voleva più tornare da "quelli" e ha avuto il coraggio di raccontare tutto il dolore e la paura che ha dovuto patire insieme alla sua amica.
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Ha raccontato delle minacce continue, delle percosse e i digiuni forzati se tentavano di ribellarsi o se qualche cliente si lamentava della loro prestazioni, proprio come era avvenuto a una delle due ragazze col suo primo cliente: ma era la sua “prima volta”, non avendo ancora mai avuto rapporti sessuali.
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Il racconto ha fatto subito scattare le indagini da parte dei carabinieri di Corato e di Trani, coordinata dal sostituro procuratore Luigi Scimè, fino al blitz condotto dal maresciallo Pietro Zona e dal capitano del comando di Trani Patrizio La Spada, nell’appartamento di Ruvo che ha portato all’arresto dei due rumeni.
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Nella casa in cui le ragazze erano tenute erano segregate, i Carabinieri hanno trovato i passaporti dei loro sequestratori e una lista fitta di nominativi dei probabili clienti.
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Si tratta di circa 170 nominativi, per lo più di imprenditori e professionisti soprattutto del norbarese, ora finiti nel registro degli indagati in qualità di “informati dei fatti” e quindi dovranno rispondere sul perché i loro numeri telefonici fossero su quella lista.
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Tutta gente quindi di “un certo livello” che riceveva le ragazze direttamente in casa o negli uffici in orari non di lavoro. I soldi poi finivano nelle tasche degli arrestati.
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Adesso le ragazze sono al sicuro, in un posto segreto. Intanto le indagini proseguono: a quanto pare i due rumeni arrestati non agivano da soli, ma farebbero parte di una più vasta organizzazione malavitosa che gestisce un giro di prostituzione.
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Per questo è stata informata anche la Direzione Distrettuale Antimafia.