Politica

UNA POSIZIONE INTERMEDIA

Francesco Stolfa
Parla Francesco Stolfa, giuslavorista. Passando per i suoi pro e i suoi contro ai quesiti referendari sulla legge 40, la sua si traduce in una posizione intermedia, non priva di dubbi e incertezze.
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REFERENDUM: PRO E CONTRO, il mio percorso dialettico verso una scelta sofferta

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In questa confusa, parossistica e per molti versi criptica campagna referendaria è successo di tutto ma quasi mai che i contendenti confrontassero dialetticamente le loro opposte tesi in un dibattito sereno, civile, costruttivo e soprattutto chiarificatore per noi poveri elettori. Siamo stati chiamati a esprimerci su un tema che non solo coinvolge delicatissimi problemi scientifici, giuridici, etici e religiosi ma che implica sofisticatissime conoscenze tecniche che pochissimi possiedono e quei pochi non sono neanche d’accordo fra loro. Io invidio (ma un po’ anche compatisco) coloro – e sono tanti – che su queste questioni ostentano sicurezza o addirittura si lanciano in vere e proprie crociate.
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rnSulla consapevolezza di “non sapere” si fonda la nostra civiltà e la nostra cultura eppure ogni volta che ci capita di dover fare una scelta ci si comporta quasi sempre come se si avesse la verità in tasca.
rnIn questo referendum si confrontano esigenze diverse e, per certi versi, contrapposte ma tutte di grande rilievo quali, da un lato, l’autonomia della ricerca scientifica, la possibilità di generare figli da parte di portatori di malattie genetiche (come, ad esempio, la talassemia mediterranea) e da parte di coppie sterili e, dall’altro, la tutela della sacralità della vita e l’esigenza di non alterare le leggi naturali dell’esistenza. Scusate se è poco.
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rnQuesto confronto è diventato attuale e inevitabile a causa dei progressi scientifici che hanno reso possibili, in materia di fecondazione assistita, cose che fino a pochi anni fa erano fantascienza. E, come, sempre, i progressi scientifici pongono inevitabili problemi etici, fanno sorgere l’esigenza di fissare dei limiti alla scienza o quanto meno fanno sorgere il dubbio che sia opportuno porle dei limiti a tutela di beni primari.

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Personalmente sono contento che la scienza abbia conseguito quei risultati ma sono altrettanto contento che qualcuno abbia sollevato quei dubbi etici: perché vi sia vero progresso per l’umanità è sempre necessario il concorso e talvolta lo scontro di entrambi i contributi. Anche per questa ragione i sostenitori delle tesi che si confrontano in questa campagna referendaria avrebbero dovuto rispettare un po’ di più le opinioni avverse. E, forse, questo tipo di considerazioni avrebbero dovuto indurre il Parlamento ad evitare colpi di mano e a tentare fino in fondo un’opera di mediazione che culminasse in un testo legislativo largamente condiviso. Materie come questa meritano forse lo stesso atteggiamento dovuto a quelle di rilevanza costituzionale e quindi un voto, come si dice, “bipartisan”. Sono, infatti, argomenti così delicati che ogni forzatura è inevitabilmente destinata a provocare lacerazioni, come quella che stiamo vivendo in questi giorni.
rnIl mio atteggiamento in questa vicenda è stato dettato dalla prudenza e dal rispetto di tutte le posizioni in campo e dalla continua ricerca della soluzione migliore, attraverso un percorso sofferto e un inesausto confronto dialettico fra tutte le argomentazioni meritevoli.
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rnQui di seguito ho cercato di raccogliere i frutti di questa ricerca elencando naturalmente solo le argomentazioni che mi sembravano degne di considerazione e omettendo, invece, quelle che mi apparivano più deboli o addirittura pretestuose. Ognuno la potrà arricchire come crede per poi trarre le proprie conclusioni, decidendo per un SI, un NO o per l’ASTENSIONE.

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Partirei dalla questione afferente il voto o il non voto.

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VOTARE
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I quesiti referendari sono stati ritenuti dalla Corte Costituzionale chiari, inequivoci e tali da conservare un testo legislativo idoneo a svolgere una adeguata funzione regolativa. I cittadini possono quindi esprimere la propria volontà sovrana e decidere se operare o meno i tagli proposti. Il parlamento non è riuscito a trovare una soluzione largamente condivisa, spetta quindi al popolo scegliere e decidere.

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Dare indicazione di astensione in campagne elettorali così accese e specie da parte di organizzazioni particolarmente influenti come quelle religiose è pericoloso per la democrazia poiché può limitare la libertà di voto di alcune particolari categorie di persone che, per ragioni di lavoro o di altro genere, ne sono particolarmente influenzabili.

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Aver optato per l’astensione da parte della Chiesa Cattolica è un segnale di debolezza e un implicito riconoscimento della propria condizione minoritaria nella società italiana. È stata anche una scelta rischiosa perché se, nonostante tutto l’impegno profuso e nonostante la possibilità di sommare le astensioni per disinteresse a quelle consapevoli, la legge dovesse comunque essere abrogata, la sconfitta delle gerarchie sarebbe pesante e si parlerebbe di Zapaterizzazione del nostro Paese.

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ASTENERSI
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PREMESSA.- Astenersi è perfettamente legittimo e consentito dalla Costituzione che impone a chi voglia abrogare una legge approvata dal Parlamento l’onere di coinvolgere una fascia di elettori superiore al 50%. Non votare quindi  è non solo consentito ma anche espressamente previsto dalla Costituzione; non è un atto di vigliaccheria ma un modo diverso di esprimere la propria posizione.
rnVi sono comunque due tipi di astensione, molto diversi nelle motivazioni.

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ASTENSIONE A).- La legge è entrata in vigore da troppo poco tempo e non ha avuto, quindi, un periodo di attuazione adeguato. La materia è inoltre troppo tecnica e sarebbe opportuno rimetterla all’esame del Parlamento. Far mancare il quorum è come rinnovare il mandato al Parlamento affinché, dopo un adeguato periodo di sperimentazione, verifichi l’opportunità di apportare le modifiche necessarie, magari anche quelle suggerite dai referendari. Ove invece fosse raggiunto il quorum sia che prevalessero i SI sia che prevalessero i NO si impedirebbero al Parlamento interventi correttivi, almeno a breve termine, sul testo emerso dal referendum

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ASTENSIONE B).- Astenersi significa dire un doppio NO: no alla legge e no allo strumento referendario, palesemente inadatto alla materia. Il mancato raggiungimento del quorum non aprirebbe affatto le porte a modifiche della legge che ne uscirebbe, anzi, rafforzata.

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Passiamo ora a esaminare le argomentazioni pro o contro i singoli quesiti, accomunando, a questo punto, le argomentazioni del NO e quelle dell’Astensione.

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QUESITO N. 1

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ARGOMENTAZIONI PER IL SI
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L’autonomia della ricerca scientifica è un valore che ha consentito gli straordinari progressi conseguiti dall’umanità negli ultimi duecento anni ed è una caratteristica essenziale delle società liberali affermatesi dalla rivoluzione francese in poi. Con il SI al primo questi si mira a salvaguardarla come valore essenziale dello Stato Laico.
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rnIl primo quesito non interviene minimamente su nessuno degli aspetti controversi della fecondazione assistita affrontati dagli altri quesiti (condizioni e modalità della fecondazione, numero degli embrioni fecondabili, fecondazione eterologa ecc.), ma si limita a eliminare dalla legge gli impedimenti all’utilizzazione in sede scientifica degli embrioni sovrannumerari già esistenti o che comunque residueranno dalle procedure di fecondazione assistita qualunque sarà il testo della legge. Già gli embrioni esistenti e congelati sono sufficienti alle esigenze scientifiche.
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rnLa legge 40 preclude non nuove possibilità di cura di malattie degenerative (che, allo stato, non sono state ancora trovate) bensì la possibilità di utilizzare il filone di ricerca sulle cellule staminali embrionali, che attualmente, per unanime riconoscimento della comunità scientifica internazionale, è uno dei più promettenti.
rnQuesto filone è talmente promettente che negli USA la maggior parte dei finanziamenti alla ricerca vi si sono orientati; vietarlo, quindi, solo in Italia significherebbe semplicemente discriminare i ricercatori italiani e indurli a emigrare. I migliori scienziati, i nomi più illustri, la maggior parte dei premi nobel del ramo si sono espressi a favore del SI sia in Italia che all’estero.
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rnGli embrioni esistenti o comunque quelli che residueranno dai processi di fecondazione (in casi eccezionali) anche con la nuova legge sono inevitabilmente destinati alla distruzione. Impedire che essi vengano utilizzati per tentare di trovare nuove cure per terribili malattie che oggi affliggono tante persone significa negare non tutelare la vita.

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ARGOMENTAZ. PER NO O ASTENSIONE
rnLa ricerca scientifica non può essere priva di limiti, specie quando manipola un essere vitale come l’embrione. L’embrione è già vita, certo non vita cosciente, ma vita umana. Pensare di utilizzarla senza limiti, per compiere esperimenti anche se, si spera, diretti a migliorare la vita di altre persone, è molto pericoloso.
rnVotare SI al primo quesito referendario significherebbe consentire tali esperimenti senza alcuna limitazione con esiti che potrebbero rivelarsi anche mostruosi. Se proprio si dovesse decidere di consentire l’utilizzazione per la ricerca di tali embrioni si dovrebbero porre precise limitazioni ma ciò non è possibile con un referendum.

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QUESITI N. 2 e 3
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LIBERALIZZAZIONE DELLA FECONDAZIONE.

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ARGOMENTAZIONI PER IL SI  Limitare la fecondazione assistita ai soli casi di sterilità significa impedire l’accesso a questa tecnica in tutti le ipotesi casi in cui essa possa servire a evitare gravi malformazioni del feto. Sono i genitori che devono valutare i casi in cui una gravidanza normale presenti rischi maggiori di una fecondazione assistita. Interferire in questi aspetti personalissimi significa limitare eccessivamente l’autodeterminazione della donna e dei genitori. Nessuno, del resto, si sottoporrebbe a queste tecniche così invasive a cuor leggero se non ne avesse effettiva necessità. Un intervento della legge su queste decisioni non appare giustificato dalla tutela di alcun interesse superiore ma solo da una ingiustificata ostilità verso la procreazione medicalmente assistita che può derivare solo da pregiudizi culturali o religiosi.
rnIl SI a questo quesito non apre le porte né alle mamme nonne né alla fecondazione per le coppie omosessuali poiché rimangono intatti i limiti fissati dall’art. 5: «coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi».

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ARGOMENTAZ. PER NO O ASTENSIONE – Liberalizzare il ricorso alla fecondazione assistita potrebbe aprire le porte, specie quando le tecniche saranno rese più semplici dal progresso scientifico, a un ricorso a esse eccessivamente disinvolto. Consentirvi l’accesso anche per ragioni diverse dalla infertilità significa alterare le leggi naturali e rimuovere quel “velo di ignoranza” (l’espressione è di Ernesto Galli della Loggia) che ha finora assicurato la causalità della riproduzione umana, con conseguenze imprevedibili. Se una coppia rischia di avere figli affetti da malattie o malformazioni e non vuole correre questo rischio può accedere alle procedure adottive. Nessuno può pretendere di avere figli necessariamente sani.
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rnDIAGNOSI PRENATALI.

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ARGOMENTAZIONI PER IL SI – È assurdo vietare le diagnosi prenatali quando la legge consente invece di effettuare poi le stesse diagnosi sul feto. In questo modo aumenterebbero di fatto aborti che sarebbe possibile evitare intervenendo allo stadio embrionale (certo meno traumatico per la donna).

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ARGOMENTAZ. PER NO O ASTENSIONE – L’embrione è già un essere vivente che ha diritto alla vita nonostante le sue malformazioni. La possibilità di abortire non può indurre a prevedere la soppressione dell’embrione (i sostenitori del NO o dell’Astensione non lo dicono apertamente ma non escludono affatto  di voler modificare successivamente la legge 194/1978).
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rnLIMITAZIONI AL NUMERO DEGLI EMBRIONI FECONDATI  E OBBLIGO DEL LORO CONTEMPORANEO IMPIANTO.

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ARGOMENTAZIONI PER IL SI – Limitare a tre il numero degli embrioni e prevedere il loro impianto contemporaneo nel grembo materno significa esporre le donne a un alto rischio di insuccesso, con la conseguenza poi di dover ripetere tutta la procedura che risulta particolarmente disagevole e invasiva. La legge, come modificata dal referendum, impedirebbe comunque di «creare un numero di embrioni superiore a quello strettamente necessario», lasciando così al medico la decisione circa il numero esatto ma fissandogli una direttiva vincolante. In questo modo si persegue ugualmente lo scopo di evitare la creazione, per quanto possibile, di embrioni sovrannumerari ma si rende la norma meno rigida.
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rnAssurdo appare, inoltre, l’obbligo previsto dalla legge di impiantare contemporaneamente i tre embrioni poiché in questo modo, per evitare in assoluto la creazione di embrioni sovrannumerari (obiettivo che peraltro, neanche la legge 40 riesce a conseguire in assoluto), si sacrifica il diritto alla salute della donna e degli stessi embrioni. Nell’interesse di entrambi, per evitare parti plurigemellari e per assicurare la migliore riuscita dell’intervento è necessario impiantare in utero, infatti, gli embrioni uno alla volta.
rnL’impossibilità di rifiutare l’impianto di tutti gli embrioni concepiti appare assurda. La legge finisce per sancire un obbligo incoercibile, come hanno riconociuto le stesse Linee Guida elaborate dal Ministero. Ma allora, se la legge è sbagliata, occorre abrogarla.
rnIl congelamento degli ovociti è un buon metodo ma non assicura le stesse possibilità di riuscita della fecondazione.
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rnARGOMENTAZ. PER NO O ASTENSIONE – Obiettivo primario della legge 40 è quello di consentire la procreazione assistita senza peraltro creare embrioni sovrannumerari, in quanto tali destinati alla distruzione. L’embrione è un essere vivente e non si può pensare di crearne in vitro esemplari che non debbano essere direttamente destinati all’impianto in utero provocando una sorta di ininterrotta strage degli innocenti. L’impossibilità di revocare il consenso e quindi l’obbligo di impianto di tutti gli embrioni creati è puramente teorico. Le linee guida hanno già riconosciuto la sua incoercibilità quindi non c’era bisogno di fare un referendum. La legge non obbliga a creare tre embrioni ma fissa solo un tetto massimo (tre).
rnNon è necessario ripetere ogni volta la procedura: si può quindi congelare un certo numero di ovociti femminili, fecondarli uno alla volta e impiantarli uno alla volta.
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rnLA FECONDAZIONE ETEROLOGA

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ARGOMENTAZIONI PER IL SI – La fecondazione eterologa, specie se si consente l’anonimato del donatore (creando quindi incertezza sulle origini genetiche del nascituro), appare moralmente discutibile ma non può essere vietata per legge in quanto rientra fra quei comportamenti umani che i moderni ordinamenti giuridici hanno rimesso al libero arbitrio individuale e alle convinzioni morali di ciascuno. È pensabile vietare per legge la possibilità che una coppia si rivolga a un estraneo per ottenere non la semplice donazione dei gameti ma veri e propri  rapporti sessuali (gratuiti o a pagamento) finalizzati al concepimento eterologo? Solo se si ritiene di poter vietare per legge simili comportamenti si può vietare anche al fecondazione eterologa che, in fondo, presenta aspetti molto meno disdicevoli.
rnLa legge non consente comunque di utilizzare la fecondazione eterologa né per coppie gay né per single né per creare mamme-nonne (rimanendo in vigore i limiti fissati dall’art. 5, come innanzi precisato).
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rnARGOMENTAZ. PER NO O ASTENSIONE – Il testo legislativo, così come emergerebbe dal referendum, non impone neanche l’obbligo di rendere note, alla coppia e al nascituro, le generalità del donatore, quindi consentirebbe di mettere al mondo persone gravate da assoluta incertezza genetica che potrebbero andare incontro, nella loro vita, a gravi rischi: non poter disporre di un’anamnesi parentale, non poter prevenire malattie genetiche, poter incorrere nel rischio di matrimoni con consanguinei eventualmente generati dal medesimo donatore rimasto anonimo.
rnTutto questo, anche nell’ipotesi in cui si voglia consentire la fecondazione eterologa, richiede non un intervento referendario ma una modifica in Parlamento.
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rnI DIRITTI DEL CONCEPITO (QUESITO N. 3).

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ARGOMENTAZIONI PER IL SI Il quesito n. 3 differisce dal secondo solo per il fatto che propone l’abrogazione anche della seconda parte dell’art. 1 che consente «il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, alle condizioni e secondo le modalità previste dalla presente legge» e che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, «compreso il concepito». Quest’ultimo inciso prelude chiaramente a quello che sarà il secondo round della battaglia del fronte astensionista, l’abrogazione o la modifica della legge sull’aborto. Riconoscere, infatti, i diritti del concepito appare incompatibile con una legge che ne consenta la soppressione abortiva. I sostenitori del terzo quesito referendario ritengono che i diritti della madre debbano sempre prevalere su quelli del concepito di cui negano la natura di soggetto vitale e tantomeno di persona.

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ARGOMENTAZIONI PER NO O ASTENSIONE – La legge non prevede né che i diritti del concepito debbano prevalere su quelli della donna né che i due soggetti debbano essere necessariamente posti sullo stesso piano. Non si vede però come si possa escludere che la legge debba tener conto di tutti i soggetti coinvolti e quindi debba tenere in adeguata considerazione anche i diritti del concepito.
rnLa norma che si intende abrogare, inoltre, è importante anche perché fissa i paletti nell’ambito dei quali consente il ricorso alle tecniche di fecondazione assistita. È importante prevedere, infatti che questa è possibile ma solo «alle condizioni e secondo le modalità previste dalla presente legge».

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CONCLUSIONI:

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Tirando faticosamente le somme di tutti questi pro e contro, pur con mille dubbi residui e nella forte consa-pevolezza che la materia è forse troppo tecnica per essere decisa con un referendum, io penso che segnerò sulla scheda tre SI (ai quesiti nn. 1, 2 e 4) e un NO a quello n. 3 che mira a negare i diritti del concepito. Sono peraltro cosciente che, sulla base delle stesse argomentazioni altri potrebbe tirare altre somme e sce-gliere diversamente. Non escludo perfino, in assoluto, da parte mia, ripensamenti dell’ultim’ora su una ma-teria come questa e sulla base di tanta (mia) ignoranza.
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rnDevo anche ammettere che sono stato molto tentato dal rispondere SI al primo quesito astenendomi, inve-ce, sugli altri tre. Ne sono stato dissuaso solo dalla posizione eccessivamente intransigente e, per certi ver-si, esasperata assunta (non solo) dalla gerarchia ecclesiastica e dalla prevedibile utilizzazione “politica” che si farebbe del mancato raggiungimento del quorum. Se l’astensione fosse stata, invece, motivata come un semplice riconoscimento dell’inadeguatezza dello strumento referendario e un’apertura a eventuali modifi-che parlamentari magari realizzate con ampie convergenze (astensione di tipo B),  essa avrebbe avuto più appeal su di me e su una vasta fascia di elettori, scettici e incerti ma non disponibili a farsi coinvolgere in una crociata integralista.
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rnCerto è che, ancora una volta, ci siamo fatti dettare l’Agenda Politica dalle posizioni più estreme, con grandi responsabilità anche di chi, in Parlamento, dapprima ha voluto imporre a tutti i costi la legge 40 e poi ha rinunciato in partenza a introdurre modifiche che avrebbero  potuto riequilibrarne il testo evitando il referendum.

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lunedì 6 Giugno 2005

(modifica il 14 Luglio 2022, 17:05)

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