Grano duro
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Il punto

La pasta aumenta? Granoro spiega perché

Giuseppe Cantatore
Giuseppe Cantatore
Diverse le variabili che determinano l'aumento del prezzo della pasta sugli scaffali. Uno stato di cose che parte da lontano e che in questi giorni il pastificio Granoro ha scelto di spiegare attraverso un messaggio rivolto ai consumatori
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Prezzo del grano raddoppiato, costo dell’energia quintuplicato e persino imballaggi introvabili. Ecco le variabili che determinano l’aumento del prezzo della pasta sugli scaffali. Uno stato di cose che parte da lontano e che in questi giorni il pastificio Granoro ha scelto di spiegare attraverso un messaggio rivolto ai consumatori.

«Se il grano sale, non è colpa nostra. L’aumento del prezzo della pasta dipende dal costo del grano duro raddoppiato, dai costi energetici quintuplicati, dal costo degli imballaggi… introvabili. È nostro dovere tutelare la qualità della nostra pasta, per il rispetto dei consumatori. Ma anche tutelare il lavoro degli agricoltori e di tutti i lavoratori della nostra filiera. Troverete Granoro e Granoro Dedicato solo nei supermercati che, come noi condividono il nostro impegno a difesa del lavoro di tutti: agricoltori, lavoratori, consumatori».

Il punto di partenza è che l’azienda subisce il costo del grano duro. «Abbiamo iniziato a registrare forti aumenti su questo fronte già nell’agosto 2021, quando il prezzo è raddoppiato in poco tempo» spiega il responsabile acquisti dell’azienda, Giandomenico Marcone. «In questa situazione si può reggere per qualche mese, ma poi è inevitabile che almeno una parte dell’aumento finisca sul prezzo finale. Gli aumenti che si sono registrati sinora sulla pasta sono comunque inferiori agli aumenti dei costi del grano».

La prospettiva per il prossimo raccolto non è delle migliori. «Il raccolto – prosegue Marcone – è dimezzato a causa della siccità e del maggio trascorso con temperature ben al di sopra della media stagionale. Quindi, per il secondo anno, l’Italia avrà un deficit produttivo. Si viene da dodici mesi difficili, ma oggi è ancora peggio».

Anche la guerra fa la sua parte. Il conflitto non produce un effetto diretto, in quanto in Ucraina viene prodotto il grano tenero che serve per pane, pizza e biscotti e non quello duro necessario per la pasta. Ma l’effetto, pur indiretto, si fa comunque sentire in maniera importante con la cosiddetta congestione logistica. «Dall’Ucraina non partono più navi e container che quindi non possono essere utilizzati per caricare merce in altri luoghi. Così facendo – sottolinea Marcone – i costi logistici sono triplicati».

Lo stesso problema riguarda gli imballaggi. «Che siano di plastica o carta,  le confezioni per la pasta stanno subendo rincari spaventosi e sono introvabili. Spesso, per averli, l’azienda deve pagarli in anticipo» rimarca il responsabile acquisti Granoro.

Il capitolo energia è certamente quello più noto. Da mesi, infatti, i vertiginosi aumenti di energia elettrica, gas e carburante hanno colpito duramente le aziende e ancora di più quelle “energivore” come i pastifici. «Se il governo non interviene almeno su questo fronte con un decreto che azzeri i costi, le aziende saranno costrette a fermarsi» teme Marcone. «Siamo un’azienda di trasformazione e quindi, come tale, lavoriamo con margini bassi e grandi volumi. E se questo principio viene meno, i conti non tornano».

L’ultimo scoglio da superare, prima che la pasta finisca sugli scaffali, è quello della commercializzazione. Su questo fronte appare fondamentale il dialogo tra le aziende e la grande distribuzione organizzata per poter spalmare gli aumenti e non farli ricadere unicamente sui consumatori. «Il nostro auspicio è che la gdo scenda a compromessi perché la pasta, nonostante gli aumenti, resta ancora un prodotto molto economico. Per quanto ci riguarda, noi dobbiamo tutelare i consumatori, garantendo la qualità di sempre, anche il lavoro di tutti, a cominciare da quello degli agricoltori. Noi facciamo filiera 100% Puglia e chiediamo agli agricoltori di produrre un grano buono e salubre. Se interrompiamo la filiera – conclude Marcone – viene meno tutto il sacrificio fatto per sostenere l’agricoltura pugliese».

martedì 21 Giugno 2022

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Franco
Franco
1 anno fa

Una delle soluzioni alla mancanza di grano sarebbe riesumare terre abbandonate è riconvertirle. Un discorso che solo delle menti nobili possono attivare. Girare attorno al problema senza mai trovare una soluzione,stanca

franco
franco
1 anno fa

bellissimo ed appassionante discorso , per carità nulla da eccepire in questa logica.- mi preme sottolineare che i fattori di rischio d’impresa ci sono e ci saranno sempre.- quella che viene denominata GDO ha di certo le colpe maggiori in quanto-pur di vendere e guadagnare e ci mancherebbe!- siamo sicuri che impone a Granoro ed a chiunque i prezzi purchè i prodotti delle imprese di trasformazione(food e non) si avvalgano degli scaffali nei loro punti vendita.- altrimenti non sei sul mercato…o no?