I ricordi di bombe, sangue e disperazione riaffiorano. La guerra in Ucraina riporta a galla l'esperienza vissuta in prima persona 14 anni fa, quando la Georgia piombò, a cavallo di una notte, in una guerra che ha molte similitudini con il conflitto russo-ucraino di questi giorni. Lizi e Mari, 18 e 36 anni, hanno cercato di dimenticare quello che videro nel breve ma drammatico scontro tra georgiani e russi, esploso nell'agosto del 2008.
Entrambe sono arrivate in Italia alcuni anni fa. Lizi, che viva con i nonni nel Paese natìo, ha raggiunto la madre a Corato nel 2016 e studia al Liceo Artistico. Mari, invece, partì quattro anni dopo la guerra. Prima a Polignano, poi a Corato dove lavora e dove è nata la sua bambina. Entrambe fanno parte della corposa comunità georgiana che vive a Corato. Sono 92 i georgiani nel nostro territorio, perlopiù donne. E dire che nel 2007 c'erano solo 811 georgiani in tutta Italia. Oggi sono più di 18mila.
La maggior parte di loro è arrivato qui dopo la guerra che scoppiò in Georgia nel 2008. L'Ossezia del Sud era oggetto di una lunga guerra intestina tra i georgiani e i separatisti filo-russi, durata a fasi alterne, quasi quindici anni. Se la Georgia non vedeva di buon occhio il rapporto tra i separatisti osseti e Mosca, il Cremlino era preoccupato della volontà di Tiblisi di aderire a Nato e Unione Europea. L'8 agosto 2008 l'esercito georgiano cercò di riappropriarsi la provincia con un pesante bombardamento su Schinvali. Al fianco dei separatisti intervenne la Russia che, in poco tempo, occupò diverse città georgiane e, nonostante il cessate il fuoco richiesto dal Governo georgiano marciò verso la la capitale, Tiblisi. Grazie alla mediazione dell'Ue, il 16 agosto i presidenti Saaakashvili e Medvedev firmano un piano di pace.
La guerra durò poco più di una settimana ma è rimasta nel cuore dei georgiani. Furono i primi a scendere in piazza, a Corato, per manifestare il loro sostegno al popolo ucraino. "Fratelli", li chiamarono quel pomeriggio di pioggia perché nei bombardamenti che stanno distruggendo l'Ucraina rivedono i palazzi sventrati nelle loro città. Mari, ad esempio, racconta del fratello partito per combattere sul fronte osseta e Lizi di quando bombardarono un parco dove lei e altri ragazzini stavano giocando, dei corpi feriti e della fuga verso il sud.
la guerra ricorrenza infausta che gli uomini non accennano neanche a voler dimenticare
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