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Oggi la prima delle tre feste dedicate a San Cataldo

La Redazione
Il Santo Patrono
Questa sera si chiude anche il triduo dedicato al patrono: l'appuntamento è alle 19 nella Chiesa Matrice
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Si celebra oggi la prima delle tre ricorrenze in cui la città manifesta la propria devozione al patrono San Cataldo. Oggi, 8 marzo, è la giornata in cui la chiesa fa memoria della morte del santo. Il 10 maggio, invece, ricorre invece l’anniversario del ritrovamento delle sue sacre spoglie nella cattedrale di Taranto. La terza festa è quella estiva che si svolge la domenica successiva al ferragosto. In occasione della festa, questa sera si chiude anche il triduo dedicato al patrono: l'appuntamento è alle 19 nella Chiesa collegiale "Santa Maria Maggiore" con la solenne concelebrazione presieduta dall’arcivescovo Leonardo d’Ascenzo.

Chi era San Cataldo? 

Nato in Irlanda nella prima metà del secolo VII, fu vescovo per la sede di Rachau. Dopo alcuni anni di ministero, Cataldo lasciò la diocesi e l’Irlanda per compiere un pellegrinaggio in Palestina: la leggenda dice che, mentre era lì, fu indotto da un’apparizione a recarsi in Italia dove avrebbe dovuto riportare ad catholicae fidei firmitate il popolo di Taranto che, già un tempo convertito dall’apostolo Pietro e dal suo discepolo Marco, era tornato agli antichi errori. Dopo un viaggio fortunoso, toccato il litorale adriatico dell’Italia, Cataldo sbarcò ad Otranto e si diresse a piedi verso Taranto.

Qui venne eletto vescovo per comune consenso del clero e del popolo, dopo un miracolo compiuto al suo arrivo, alla porta della città. Da allora, per quindici anni, sino alla morte, resse la diocesi di Taranto con sollecitudine di padre e di apostolo, dando esempio di pietà, zelo religioso e rigore di vita. La predicazione del Vangelo e la conversione dei pagani furono gli obiettivi della sua opera pastorale. Consumato dalla vita di penitenza e di sacrificio, morì l’8 marzo di un anno imprecisato, tra la fine del secolo VII e gli inizi dell’VIII. Il corpo, composto in un sepulchrum marmoreum mirae pulchritudinis, venne solennemente inumato sotto il pavimento del duomo di Taranto, in corrispondenza dell’attuale battistero. 

Il monumento, del quale si era perduto il ricordo dopo la distruzione di Taranto compiuta dai Saraceni nel 927, affiorò il 10 maggio 1071, durante i lavori di scavo per le fondamenta della nuova cattedrale voluta dal vescovo Drogone.  Avvisato che si era scoperta sotto il pavimento dell’antica basilica tumbam marmoream satis pulchram – così come riferisce l’autore dell’Inventio -, Drogone, alla presenza di una gran folla di clero e di fedeli, accepto fossorio, tumbam aperit, vide sanctas reliquias, rubicundiores (ut legitur) ebore antiquo. Crucem inveniunt auream, nomen sancti Latinis litteris designantem. Riconosciute nelle reliquie i resti del vescovo Cataldo, Dragone fece collocare l’arca sotto l’altare maggiore della nuova cattedrale. 

Le reliquie, di cui fu compiuta una ricognizione nel 1107 dal vescovo Rainaldo, vennero traslate nel 1151 in una cappella particolare, fatta costruire dall’arcivescovo Geraldo. In seguito, nel 1657, furono collocate in una nuova e più sfarzosa cappella (il cosiddetto cappellone) fatto erigere da Tommaso Caracciolo, dove sono tuttora venerati. Il ritrovamento e le successive traslazioni delle spoglie mortali del vescovo Cataldo furono accompagnate da miracoli e segnarono le tappe della propagazione del culto del santo che, proclamato patrono di Taranto, fu oggetto, a partire dal secolo XII, di una venerazione assai diffusa e ancora viva in tutta Italia, soprattutto nell’area centromeridionale e insulare, oltre che in Irlanda, sua patria d’origine.

martedì 8 Marzo 2022

(modifica il 10 Agosto 2022, 22:20)

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Michy
Michy
2 anni fa

San Catal fac na grazii . Che stiamo sprofondando alt ka chiachr

Franco
Franco
2 anni fa

Grandissimo Santo, merita davvero che le processioni in suo onore vengano riammesse dai Vescovi pugliesi.