Come sarebbe stata la Divina Commedia se non fosse stata scritta in versi? Come farne conoscere il fascino e la grandezza a chi vuole approcciarsi ad una lettura più distesa del capolavoro dantesco? Sono probabilmente gli interrogativi che hanno mosso il giornalista e docente di letteratura italiana Claudio Rocco a realizzare la sua “lettura in prosa” della Commedia di Dante Alighieri, divenuta un volume edito da Eretica e presentato per la prima volta ieri a Corato nella sala consiliare. Una iniziativa per «rendere la cultura accessibile a tutti», come evidenziato nei saluti dalla presidente del Comitato via Francigena del Sud Adele Mintrone che ha voluto sostenere l’iniziativa.
Una scelta coraggiosa quella di Claudio Rocco ma non arrogante. Il suo desiderio di cimentarsi con il capolavoro dei capolavori, traducendolo in lingua corrente, è più che altro «un desiderio nato da una curiosità personale. L’ho fatto per me, per piacere personale e con la voglia di condividere questo piacere con i lettori» ha spiegato l’autore. Grande il desiderio di «poter disporre di una lettura continuativa dell’opera senza interruzione a cui costantemente Dante obbliga per la mole enorme di riferimenti espliciti ma più spesso impliciti che fa a scienze, dottrine, religione, storia, cronache, costringendo il lettore a desistere dopo un po’» spiega il professore.
Quanto è attuale ancora la Divina Commedia? «Attualissima. Perché mai come adesso ci invita a ragionare su cosa sia l’esperienza e l’esperienza della conoscenza non è mai una esperienza concettuale e basta. È una esperienza che coinvolge corpo, sangue, nervi» risponde l’autore. «Dante ci insegna la conoscenza delle cose sulle quali ci sta richiamando con forza, con drammaticità la crisi Ucraina e l’eroica resistenza del popolo ucraino. Una identità culturale, un patrimonio storico, patriottico, la difesa della propria identità non può passare che attraverso la difesa delle proprie radici ma con il coinvolgimento del proprio corpo. Dante oggi significa il poter nuovamente tornare ad una idea di partecipazione non astratta. La bellezza della lettura di Dante è proprio questa: egli ha pagato con il proprio corpo esiliato la sua faziosità, la sua partigianeria, il suo essere uomo di parte» conclude.
Persona meravigliosa il Dott.Rocco! Sicuramente lo sarà anche quest'ultimo suo lavoro, che non vedo l'ora di leggere! Complimenti!