Cronaca

Processo per la morte di Paola Clemente, le precisazioni dell’Ortofrutta Meridionale

La Redazione
Tribunale
In una nota, gli avvocati Bepi Maralfa e Angela Maralfa, in qualità di difensori della Ortofrutta Meridionale s.r.l., rendono pubbliche alcune precisazioni in merito al processo che vede imputato l'imprenditore Luigi Terrone
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In una nota, gli avvocati Bepi Maralfa e Angela Maralfa, in qualità di difensori della Ortofrutta Meridionale s.r.l., rendono pubbliche alcune precisazioni in merito al processo che vede imputato l'imprenditore Luigi Terrone, legale rappresentante dell'azienda, nel processo in corso dinanzi al Tribunale di Trani per la morte di Paola Clemente, la bracciante agricola originaria di San Giorgio Jonico che, colta da infarto, perse la vita a 49 anni il 13 luglio 2015 in un vigneto di Andria.

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«In primis – scrivono i legali – si evidenzia che per anni l’Ortofrutta Meridionale, realtà aziendale di primo livello, che si estende su una superficie di 250.000 mq e conta oltre 600 dipendenti, nonchè si avvale delle più moderne tecnologie per assicurare che tutte le varie fasi dei processi di lavorazione si svolgano in assoluta sicurezza dei lavoratori, non ha replicato alle numerose inesattezze, imprecisioni e falsità diffuse dai media. Tutto questo semplicemente perché l’azienda aveva ritenuto in questo modo di rispettare la memoria di una persona, di una donna deceduta. Ma quando a distanza di oltre 6 anni dai fatti, avvenuti il 13 luglio 2015, si continuano a diffondere notizie imprecise e fortemente lesive dell’immagine della azienda, e mentre ci sono parti processuali interessate a cavalcare un’onda mediatica mai del tutto sopita, è certamente giunto il momento di fare chiarezza. Va subito puntualizzato che la sig.ra Clemente Paola non era una dipendente della Ortofrutta Meridionale così come è stato scritto, ma bensì aveva un contratto di lavoro con l’agenzia di lavoro interinale Inforgroup che aveva a sua volta stipulato con la Ortofrutta un contratto di somministrazione. Questo non è solo un dettaglio, giacchè, come è facilmente intuibile, in capo alla figura del datore del lavoro gravano determinati obblighi legati, per l’appunto, alla suddetta qualità; ma senza addentrarci in complicate disquisizioni ci limiteremo a dire che la Commissione Parlamentare di Inchiesta relativa agli infortuni sul lavoro  ha già escluso sin dall’anno 2015 che al legale rappresentante della Ortofrutta Meridionale potessero essere mossi degli addebiti, essendo stato osservante di tutte le disposizioni normative di interesse .

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Ma ciò che è più importante precisare è che l’azienda si trova ancora costretta a difendersi da svariati attacchi mediatici nonostante anche i consulenti del Pubblico Ministero abbiano escluso che la morte della sig.ra Clemente sia riconducibile all’attività lavorativa svolta. Scrive infatti il medico legale,  Prof Alessandro Dell’Erba, consulente dell’accusa, che “la causa della morte della Sig.ra Clemente è riconducibile ad una sindrome coronarica acuta in paziente affetta da riferita ipertensione (in trattamento) e da riferita familiarità per cardiopatia ischemica”. Aggiunge il Prof. Piccoli, Specialista in Medicina del Lavoro che “si ritiene non attribuibile al lavoro di acinellatura effettivamente svolto nella mattina del 13.07.2015 dalla Clemente (lavoro dalle 06.00 fino alle 07.40/45 con una pausa di circa 20-25 minuti, per un impegno lavorativo totale di 1 ora e 20 minuti) un ruolo causale rilevante e significativo nel verificarsi dell’arresto cardiocircolatorio che ha condotto al decesso della Clemente”. Non è esatto dunque riportare il dato che le risultanze delle consulenze di accusa e difesa sono divergenti,senza specificare che invece in tutti gli elaborati si afferma che la sig.ra Clemente Paola è morta per cause naturali, è morta dunque sul posto di lavoro e non a causa del lavoro. La sua morte ha però di certo consentito di scoprire altre tristi realtà che non riguardano in nessun modo la Ortofrutta Meridionale, ma sono riferibili a condotte di altre persone già a suo tempo arrestate, e ad oggi processate per l’odioso crimine del “caporalato”».

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giovedì 2 Dicembre 2021

(modifica il 3 Agosto 2022, 0:16)

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2 anni fa

Vabbe’ come devonodire!!!!Signor Terrone sappia che con i soldi non si comprano le persone.Se fai del male ,ti ritorna indietro.