Un lungo viaggio che parte dall'Afghanistan e arriva a Corato, passando per Fiumicino e Potenza. A intraprenderlo sono stati un papà, una mamma e i loro tre bambini di 10, 5 e 2 anni, fuggiti dal regime talebano che, città dopo città, ha ripreso in mano il controllo dello Stato asiatico. Lui, militare dell'esercito regolare, lei insegnante: vengono da Ghazni, 150 chilometri a Sud di Kabul. Ad occuparsi di loro, adesso, è la cooperativa Oasi2 che a Corato gestisce i Sai, i progetti di Sistema accoglienza integrazione.
nn
Nel centro coratino a ridosso della chiesa Matrice, ci si organizza per fornire assistenza a tutte le persone che rientrano in questi progetti. Che sia la scheda di un cellulare per tenersi in contatto con i parenti rimasti nei luoghi d'origine o l'assistenza per la compilazione dei documenti. Un lavoro svolto anche per la famiglia afghana, il terzo nucleo familiare preso in carico dalla cooperativa. Gli altri due sono pakistani e con loro ci sono altri soggetti singoli – tutti uomini – per un totale di 30 persone di cui l'associazione con sede legale a Trani si prende cura.
nn
«Prendersi cura» è la missione dell'Oasi2, come racconta in chiusura d'intervista Raffaella Cirillo, counsellor e educatrice professionale. «Che siano rifugiati, anziani o tossicodipendenti, italiani o stranieri a noi poco importa. Ci importa, invece, occuparci dei loro bisogni». L'iscrizione a scuola per i tre bambini, l'insegnamento dell'italiano e l'inserimento nel nostro tessuto sociale ed economico. Per la famiglia afghana ora comincia un nuovo capitolo della loro vita.
n
In Italia è noto che l'accoglienza è una industria ormai, con i suoi bilanci, la sua struttura, i suoi agganci politici E ovviamente con la sua narrazione.
Ormai la sinistra ha preso il suo sopravvento…
Questa è gente che lavora sul territorio da 35 anni. Sono quelli che accudiscono i vostri anziani quando non riuscite più a tenerli in casa a causa della demenza, sono quelli che recuperano i tossicodipendenti dalla strada facendoli tornare a nuova vita, sono quelli che sottraggono le donne vittime di sfruttamento dalle grinfie dei loro papponi. Siamo fortunati che da queste parti l'accoglienza sia gestita da una realtà storica e seria come Oasi2, al contrario di altre realtà dove, come ahimè abbiamo potuto vedere, gestori arraffoni e improvvisati hanno solo fatto danni. Ma ovviamente ai mediocri questo non interessa. I mediocri ripetono il solito, noioso, vuoto, sterile e stupido ritornello.
L'accoglienza della famiglia afghana descritta così sembra un'opera caritatevole e invece fa parte di un preciso programma finanziato dal Ministero dell'Interno di cui non hanno però reso noti i costi.
Oramai essere Italiani è una IATTURA !!! Poveri noi…!!!
Le insinuazioni di gente come Marco francamente hanno stancato. Auspico che le associazioni e le cooperative serie si difendano in sede legale contro tali personaggi, a tutela del lavoro e della dignità di soci e lavoratori. Chi conosce questo settore sa che è tutto sottoposto a minuziosi e continui controlli. E chi non conosce questo settore farebbe bene a tacere. C'è un esercito di operatori sociali, psicologi, educatori, OSS, sociologi, antropologi che non meritano di essere infangati da un pingo pallino qualunque. Se avete dei dubbi, fate le vostre ricerche. Altrimenti, tacete e abbiate rispetto. Perché voi non lo sapete, ma questa gente lavora anche per voi.
Basterebbe essere trasparenti e dire quanto costa il servizio fornito agli afghani. Ci vuole poco e trattandosi di denaro pubblico sarebbe doveroso dirlo.