L'intervista

Bossa Nova e un album in crowfunding. Molinini: «Continuo a creare per appagare me stesso»

La Redazione
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Kitchen Bossa
Ieri è uscito il suo ultimo brano, una bossa nova dedicata al suo amico chef Izzo e in cantiere c'è un disco per big band in crowfunding. «La musica? Oggi viene prima l'immagine, non i contenuti»
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«Compongo per appagare me stesso». Nonostante le condizione di salute cronicamente difficili e un mondo della musica in cui non si rivede più, Antonio Molinini non smette di creare musica. Ieri mattina ha visto la luce Kitchen Bossa, un pezzo bossa nova preparato per lo chef/amico Alessandro Izzo e il suo account dedicato ai fornelli (_alexskitchen_, su Instagram). In cantiere c'è un progetto ambizioso, un disco per big band, che verrà realizzato attraverso una campagna di crowfunding.

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"I'm the king" conterrà i brani e gli arrangiamenti per big band più belli scritti da Molinini in questi ultimi quattro anni. Il disco è sorretto, oltre che da un nutrito gruppo di musicisti professionisti, soprattutto dal Maestro Vito Andrea Morra, suo insegnante di composizione jazz nel percorso che l'ha accompagnato nel percorso di conseguimento la sua quarta laurea. Un lavoro stimolante ma difficile, come ricorda Antonio: «Comporre questo tipo di musica è molto complesso nonostante sia di facile fruizione. Chi ascolta non ne ha percezione».

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Come detto il disco sarà registrato quando verrà raggiunto l'obiettivo minimo della campagna di crowfunding. Chi contribuisce acquista un prodotto che vedrà la luce soltanto se i contributors saranno abbastanza per coprire il budget. Un sistema adottato da tantissimi musicisti, costretti a ricorrere agli appassionati per vedere pagati e realizzati i loro lavori. Qui si apre un ampio dibattito su come la musica si sia trasformata e su come i musicisti professionisti ne siano diventati ostaggio, tanto da dover rinunciare alle loro ambizioni musicali e, addirittura, a ripiegare su altre carriere dopo anni di studio e sacrifici.

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«Oggi nella musica viene prima l'immagine, il personaggio che riesci a costruirti, – spiega Molinini – mentre latitano i contenuti. Siamo inondati da un minestrone di porcherie cucinato da artisti o pseudotali che riescono ad emergere grazie all'immagine estrema che propongono. Questi stessi artisti vengono spremuti come limoni e buttati via dal mercato. Penso alla meravigliosa musica italiana che vinceva i festival di Sanremo negli anni '80 o '90. Artisti come Giorgia o gli Stadio che non avevano bisogno di diventare personaggi per farsi apprezzare. Bastava la musica».

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Non è diventato difficile soltanto vedere i propri dischi ma anche potersi esibire. «Si ha una visione distorta del musicista, quasi come se non fosse un vero lavoro. Le amministrazioni comunali impegnano il loro budget soprattutto verso artisti capaci di riempire piazze e parchi, il resto è ignorato. Corato non fa eccezione anche se queste dinamiche si ripetono praticamente dappertutto. Fortunatamente ci sono imprenditori che riescono a cogliere il senso di quello che facciamo e apprezzare l'arte che produciamo. Ce ne vorrebbero cento di loro per poter salvare la musica dal baratro dentro il quale sta affondando e strappare i musicisti professionisti dalla prospettiva di cambiare mestiere. Se ci siamo ridotti a questo la questione è diventata seria anche se spero in un'inversione di tendenza nei prossimi anni».

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Ne parla con amarezza Antonio Molinini, musicista da generazioni, che riesce a lenire il dispiacere a Vieste, la sua oasi personale e attraverso la musica. «Ascoltarla mi aiuta di più che comporla. – racconta – M'immagino lì, con i musicisti che ascolto. Condividere con loro il piacere di suonare».

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martedì 24 Agosto 2021

(modifica il 3 Agosto 2022, 4:20)

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