Caldo e piromani spingono gli incendi in Puglia dove al momento sono 47 i roghi attivi, di cui 22 in provincia di Foggia, 5 in Salento, 4 in provincia di Bari, 3 nel tarantino e 3 in provincia di Brindisi. È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Puglia, sulla base della mappa attiva del fuoco Geamap, servizio offerto e prodotto dalla NASA dai dati raccolti dai satelliti.
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n«È urgentissimo che la Regione Puglia, in stretto coordinamento con il Ministero delle politiche agricole, provveda a una ricognizione dei danni e all’individuazione delle aree colpite con il ristoro delle perdite subite dagli agricoltori e dagli allevatori che in molti casi rischiano di non poter proseguire la loro attività, anche per mancanza di liquidità» afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
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nPer quanto riguarda il patrimonio boschivo – continua Coldiretti Puglia – servono interventi massicci, attuabili anche con i fondi del PNRR, così come è fortemente auspicabile l’attivazione immediata delle misure previste dal Psr (Piani di sviluppo rurale) regionale. Considerato che 6 roghi su 10 sono di origine dolosa, contro le speculazioni sull’uso dei terreni distrutti dalle fiamme, secondo la Coldiretti è fondamentale inasprire ulteriormente le disposizioni dell’articolo 10 della legge 353/2000, portando da 15 a 20 anni il divieto di cambio di destinazione d’uso delle aree boschive e dei pascoli percorsi dal fuoco, estendendo tale norma anche ai terreni agricoli.
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nInoltre è rilevante l’impatto economico degli incendi con un costo economico per la collettività che supera – afferma la Coldiretti regionale – i diecimila euro a ettaro dai costi immediati per le operazioni di spegnimento e ai danni su flora e fauna, attività agricole, ambiente e biodiversità ai quali vanno aggiunti quelli a lungo termine per la bonifica delle aree e per far rinascere tutto l’ecosistema forestale e tutte le attività umane tradizionali, dalla raccolta della legna a quella dei tartufi e dei piccoli frutti, dai ricerca dei funghi all’ecoturismo. Infatti per ricostruire tutto l’ecosistema del bosco e ripristinare le attività tradizionali – ricorda Coldiretti – ci vogliono in media 15 anni.
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nPer difendere il bosco italiano – continua la Coldiretti – occorre creare le condizioni economiche e sociali affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di vigilanza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli, anche nei confronti delle azioni criminali.
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