Lo scorso marzo, in anteprima, avevamo dato notizia di un progetto d’arte che, in tempo di restrizione a causa delle norme nazionali, costringeva gran parte dell’Italia ad essere in zona rossa. Corato, d’un tratto, è diventata scena sperimentale di una operazione artistica ideata dal curatore Alexander Larrarte, promosso dalla CoArt Gallery e dallo Studio Esther Tattoli Architetto, con la preziosa collaborazione di CoratoLive.it, Lo Stradone, Apulia Center for Art and Technology e grazie al Presidente dell’Ordine Sen. Dott. Luigi D’Ambrosio Lettieri e L’Ordine Interprovinciale Farmacisti Bari e Bat, che ha patrocinato moralmente il progetto.
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Il progetto THE CURE, così definito da Larrarte: «Una mostra diffusa nella città di Corato: 5 farmacie, 1 parafarmacia, 7 ledwalls, 6 curatori, 7 artisti e 7 interventi di videoarte per cercare una ‘cura’ contro gli effetti della pandemia. The Cure è un progetto promosso dalla CoArt Gallery, per rileggere spazi e modalità comunicativi, oltre le chiusure, oltre le limitazioni ed il silenzio, attraverso la propensione comunicativa dell'arte contemporanea» e, perciò, nato dalla riflessione sullo spazio, sulle dinamiche urbane e collettive, sullo stravolgimento da esse subite nell’ultimo anno.
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Un progetto che ha radici nel nostro territorio e che deriva dalla lunga progettazione culturale e territoriale portata avanti negli anni dalla CoArt Gallery, che si rivela punto di riferimento per la comunità – a partire dalle operazioni di arte collettiva e partecipata, come ‘Bunker’ di Michele Giangrande nel 2018 o i manifesti affissi in spazi pubblicitari, opera di Raffaele Fiorella nel 2020, ma anche le riaperture di luoghi d’interesse storico artistico della Città di Corato, la mostra ‘Miracle’ con Veronica Liuzzi, Silvia Morin e Raffaele Quida, nel 2019 – nel suo stringere continui “dialogues” tra l’arte antica e l’arte contemporanea. È in questa ottica che, da quasi 10 anni, CoArt Gallery ‘si prende cura’ della città e, nel secondo inverno di pandemia, in zona rossa, ha scelto di dare respiro alla cultura, ancora una volta, sfidando, in modo concettuale ma sicuro, le chiusure.
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La riflessione avviata da Alexander Larrarte si è spinta verso quello che è stato per mesi un luogo unico e strategico nella lotta al Covid 19: le farmacie. Luogo deputato, inoltre, ad esser sempre in prima linea e che ha rappresentato, per l’inconscio della popolazione, una sorta di avamposto e di baluardo a difesa delle proprie paure collettive, di quel nemico più volte definito invisibile. È stato così che Alexander Larrarte, insieme con un team curatoriale di altri colleghi, pugliesi ma anche provenienti da tutta Italia, ha immaginato e sublimato tali percezioni attraverso la trasformazione delle farmacie in un luogo capace di dissipare i timori ed aprire a nuove speranze.
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Nasce così The Cure. Il progetto ha preso forza ed ha affidato allo spazio tecnologico dei ledwalls delle farmacie la proiezione di opere di videoarte, fruibili dalla strada, in piena sicurezza, nel buio silenzioso ed assordante del lockdown. I curatori, Giuliana Benassi, Giusy Caroppo, Carmelo Cipriani, Azzurra Immediato, Laura Tota e lo stesso Alexander Larrarte, hanno invitato sette artisti, Anuar Arebi, Emanuele Dainotti, Locuratolo, Maria Pizzi, Mat Toan, Valeria Secchi e Gregorio Sgarra a raccontare attraverso il linguaggio video ciò che, in un certo senso, potesse rivelarsi come unica prospettiva, sorprendente, per dar vita allo spazio cittadino, laddove, come nel resto del Paese, ogni luogo della Cultura e dell’Arte era serrato dalla normativa. Un progetto certamente provocatorio che, peraltro, ha tra i suoi protagonisti, artisti che vivono e lavorano all’estero, come Locuratolo, Emanuele Dainotti e Valeria Secchi, il cui intervento coratino ha raggiunto, anche grazie alla pubblicazione in foggia di mappa – la cui grafica è stata affidata alla creatività del graphic designer Giuseppe Scarpa – la Germania, il Belgio, l’Olanda e diversi luoghi d’Italia, laddove risiedono gli artisti e i curatori di THE CURE, attivando una relazione con altri spazi e altre visioni, originando un forte flusso di interazioni, di interesse, di riflessioni extra territoriali di grande rilevanza.
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THE CURE, il cui titolo è emblematico ma estremamente significativo, ha voluto anche interrogare lo stato dell’arte al tempo della pandemia e, in verità, si propone come ideale continuazione di quel ciclo di incontri avviato nell’estate 2020 a Bisceglie, per il Festival MACboat di Federica Soldani, chiamato ‘Urban Talks’ con protagonisti accademici, architetti, galleristi, artisti, curatori, critici d’arte, esperti nella comunicazione museale e molti altri professionisti, in cui ci si è chiesto come stesse cambiando il modo di fare cultura e di comunicare arte in un mondo post pandemico.
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In tale maniera, l’attenzione si è spostata su luoghi tendenzialmente lontani dalla fruizione artistica ma che, d’improvviso, sono diventati punto focale dell’intero movimento della collettività per mesi. Ecco perciò che le farmacie di Corato hanno inscenato l’arte. Ognuna di esse ha ospitato sui propri ledwalls un intervento ed un’opera di videoarte, che insieme ricordiamo: la Farmacia Cantatore Margherita, in Viale Ettore Fieramosca 176, con l’opera ‘Quarantinian endearing’ di Maria Pizzi, a cura di Giusy Caroppo, la Farmacia Casalino, in Piazza Vittorio Emanuele 32, ‘Cercate l'incanto dove c'è tormento’, a cura di Azzurra Immediato, la Farmacia DEL CORSO, in C.so Garibaldi 148, ‘What I do when you don't watch: performing my favourite sport’ di Valeria Secchi, a cura di Laura Tota, la Farmacia Gianpaolo Musci, in Via Don Minzoni 165-167, Screening di Gregorio Sgarra a cura di Alexander Larrarte, la Farmacia Sant'Elia, in Via Sant'Elia Architetto 135 con l’opera ‘Keep Rolling’ di Mat Toan, a cura di Carmelo Cipriani, la Farmacia Sant’Elia di Via Palermo, con l’opera di Emanuele Dainotti ‘Una parata di spiriti stanotte’, a cura di Giuliana Benassi e, infine, la Parafarmacia Sant'Elia, in Viale Cadorna 45, con l’opera di Locuratolo ‘The Rhythm of the Heartbeat Is Hearth’ a cura di Alexander Larrarte. Un progetto diffuso che ha ridisegnato la topografia di Corato seguendo la strada dell’arte, come salvifico percorso in un momento buio, vacillante e che ha posto, invece, dei punti fermi, dei riferimenti di vicinanza da parte di artisti e curatori. Un viaggio, si potrebbe dire, seguito da altri compagni di avventura che hanno raccontato THE CURE attraverso altri linguaggi, come Gaetano Pierno che ha documentato fotograficamente l’intero progetto, restituendone memoria futura o Gregorio Sgarra che ha anche realizzato un video in grado di idealizzare l’intero progetto.
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CoratoLive.it, simbolicamente chiude i mesi in cui THE CURE ha accompagnato la quotidianità dei cittadini della città, che hanno accolto con gioia e fervore il progetto e si rivolge all’ideatore del progetto Alexander Larrarte, mesi dopo la prima intervista che, oggi, può offrire una riflessione su quanto si è generato: «Tutto rientra nella mia personale visione di vivere e intendere il mio paese, Corato, come un museo diffuso. Le potenzialità sono tante, dalla posizione geografica strategica, alle professionalità del territorio che bisogna coltivare nel tempo. Ringrazio la CoArt Gallery, gli artisti e i curatori, protagonisti della mostra THE CURE e con loro condivido i tanti attestati di stima che ci arrivano quotidianamente. Ci siamo presi cura della comunità dialogando con lo spazio urbano, utilizzando nuovi media e nuove tecnologie, affrontando difficoltà e restrizioni. Ora è il momento di rilanciare la nostra terra, confido nella riapertura dei luoghi della cultura, con una programmazione a lunga durata, oltre gli eventi spot, e con le nuove necessità della cultura contemporanea».
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Una speranza quella del curatore coratino che non è retorica. L’intero progetto, rilanciato con grande interesse da testate nazionali e non solo, di settore ma anche di altra categoria, definisce una strada giusta da seguire e che fa dell’arte un fondamentale volano per il rilancio della vita di comunità, capace di valicare ogni tipo di restrizione, affinché la chiusura di un museo, di un teatro, di una galleria – ingiustamente barricati al pubblico – non diventino perdita di contatto culturale. Una società privata della cultura è una società debole, preda di ‘malattia’ e la ‘cura’ Alexander Larrarte, i suoi colleghi e gli artisti l’hanno trovata nell’Arte, nella sperimentazione e nel dialogo continuo che sarebbe azzardato e pericoloso spezzare, per il bene collettivo.
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