Il 12 aprile è cominciato il Ramadan, la festa più importante per i musulmani. In tutto il mondo, come per la nutrita comunità di Corato, si digiuna dall'alba al tramonto (sawm), si osservano i divieti e si prega. Sono cinque i momenti della giornata in cui si tiene la preghiera comune: all'alba, a mezzogiorno, nel pomeriggio, poco prima della sera e in serata attorno alle 21.
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Nella piccola moschea-garage di via Calatafimi, quando il Covid non esisteva, quest'ultima era quella più partecipata. Oggi non è possibile farla, perché terminerebbe oltre il coprifuoco e perché il locale di appena 50 metri quadri non riuscirebbe a contenere tutti i fedeli. «Stiamo dialogando con il sindaco De Benedittis per poter trovare una soluzione», spiega Alì Mekiri, algerino, uno dei responsabili della moschea.
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Il Covid ha sicuramente cambiato le abitudini dei musulmani, così come è avvenuto per i cristiani. «Ad esempio – racconta Alì – non possiamo ritrovarci nelle case dei fedeli per festeggiare insieme il Ramadan». Nella moschea vige l'obbligo di utilizzare la mascherina e, sui tappeti damascati, bisogna osservare il distanziamento sociale. Complicato in un luogo di culto di pochi metri quadri, quindi molti pregano a casa. Le donne, che devono raccogliersi in preghiera in una stanza diversa rispetto agli uomini, evitano di andare sul soppalco della moschea destinato a loro perché anche la presenza di una sola donna ne limiterebbe la capienza.
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Una delegazione ha già avuto un incontro a gennaio con l'amministrazione comunale. «Abbiamo chiesto un aiuto per poter trovare un locale più grande e poter permettere a tutti di pregare. Con il Covid sono emersi ancor di più i limiti di uno spazio troppo ridotto per ospitare i tanti musulmani che vengono a pregare in moschea, soprattutto il venerdì e in occasione del Ramadan. Sarebbe bello avere una moschea più grande anche per i nostri figli, in modo tale che possano studiare assieme il Corano e socializzare».
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Ad oggi i fedeli raccolgono la quota d'affitto per pagarsi la moschea-garage. «Inoltre – continua Alì – abbiamo chiesto di poter avere una piccola area all'interno del cimitero per ospitare i nostri cari». In tempi di pandemia l'invio della salma nel Paese d'origine per chi è deceduto a causa del Covid è impossibile. Nell'unico caso accaduto finora la sepoltura (secondo il Corano sono vietate sia la cremazione che la tumulazione) è avvenuta nel cimitero di Bari, uno dei pochi in Italia dove è presente un'area dedicata.
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Intanto il Ramadan va avanti e si protrarrà fino al 12 maggio. Di solito la comunità si ritrova tutta assieme per festeggiare la fine del Ramadan, anche se quest'anno il rischio di non poterlo fare è concreto. «Ci piacerebbe celebrarla all'aperto, magari alla villa comunale come abbiamo fatto in altre occasioni, se le misure anti contagio ce lo permetteranno».
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Non capirò mai perché in Italia i musulmani devono essere costretti a riunirsi e pregare nei garage. Tutte le religioni hanno luoghi di culto idonei, tranne i musulmani. Immaginate se costringessero a celebrare messa nel garage sotto casa… Mi sembra ingiusto, e lo dico da ateo.
fosse per me chiuderei anche le chiese, per il pericolo di assembramento.