L'intervista

Responsabilità professionale sanitaria, l’avvocato Toscano: «Dopo il Covid prospettiva allargata»

Mariella Vitucci
La copertina del libro
Il giuslavorista bitontino ha dedicato oltre un anno di lavoro alla materia, insieme ad altri sei professionisti del diritto, in un volume edito da Adda
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Nicola Roberto Toscano, bitontino, è avvocato dal 1990. Il diritto del lavoro è il suo pane quotidiano da trent’anni, come libero professionista e come accademico. È consulente aziendale per controversie di lavoro e di pubblico impiego, oltre che per la gestione organizzativa e giuridica del personale dipendente, le relazioni sindacali e la contrattazione collettiva.

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Cultore della materia, collabora stabilmente con la cattedra di Diritto del lavoro della facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bari: tutor di studenti e laureandi, membro delle commissioni d’esame, docente nei seminari e al master post lauream in Gestione del lavoro e delle relazioni sindacali. Da qualche tempo è alla guida della Sanb, società pubblica sovracomunale che gestisce i servizi ambientali a Bitonto, Terlizzi, Molfetta, Corato e Ruvo di Puglia.

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Ha curato pubblicazioni specifiche per Il Sole 24 Ore, in particolare sul contratto collettivo di lavoro del personale sanitario, e ha collaborato ad una pubblicazione corale sui licenziamenti collettivi, di prossima uscita per l’editore Maggiolo di Bologna. Ha appena visto la luce anche un’altra fatica letteraria a cui Nicola Roberto Toscano ha lavorato per oltre un anno: è il volume “La responsabilità professionale sanitaria dopo il coronavirus. La legge Gelli-Bianco fra dubbi interpretativi e sfide dell’attualità”, scritto in collaborazione con altri sei professionisti del diritto e pubblicato da Adda (per la stessa casa editrice l’avvocato cura le pubblicazioni su impiego pubblico e diritto del lavoro della collana giuridica di recente istituzione).

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All’opera curata da Toscano hanno collaborato il pubblico ministero Ettore Cardinali, Mirella Delia (giudice della Sezione Civile del Tribunale di Bari), gli avvocati Gaetano Giampalmo, Olimpia Fortunato, Francesco Lorusso e Giuseppe Danilo Perrini. La prefazione al volume porta la firma del professor Pier Luigi Lopalco, che ha dato il suo contributo in veste di accademico, portando la sua esperienza di responsabile della gestione sanitaria della pandemia in Puglia da oltre un anno.

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L’opera, di straordinaria attualità, ha avuto una genesi tumultuosa. La legge Gelli-Bianco – chiarisce Toscano al LiveNetwork – era nata per mettere ordine in materia di responsabilità personale derivante dall’esercizio della professione medico sanitaria. Cinque anni prima, nel 2012, c’era stato un primo tentativo di sistemazione con il decreto Balduzzi, ma erano sorti contrasti giurisprudenziali.

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“Nel 2019 – racconta l’avvocato – siamo partiti come gruppo di lavoro, con l’idea di tracciare un bilancio dei primi due anni di applicazione della legge Gelli-Bianco. Il mio focus era mirato ad approfondire le finalità del provvedimento: assicurare una migliore attuazione del diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione”.

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Ma due eventi imprevedibili hanno reso particolarmente complicato e insieme stimolante il percorso: un primo periodo d’interpretazione della legge, molto rapido e tumultuoso. “Normalmente – spiega Toscano – una legge entra in vigore e poi lentamente intervengono interpretazioni che vanno a modificarne e adattarne meglio la lettera. In questo caso, invece, il percorso è stato velocissimo: nello stesso 2017 due sentenze della Corte di Cassazione hanno interpretato in maniera differente il testo, proprio nel tema cruciale della responsabilità penale, tanto che si è reso necessario un intervento delle Sezioni Unite di Cassazione per dare interpretazione univoca, già a dicembre del 2017”.

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Le Sezioni Unite hanno quasi modificato la legge. Quando si risponde per imperizia, imprudenza, negligenza, osservanza delle linee guida e buone prassi, per stabilire se il professionista della sanità sia responsabile o no? Su questo interrogativo cruciale sono state emanate delle dritte interpretative molto incisive, da cui è derivato un nuovo statuto della responsabilità sanitaria in generale. È stata introdotta una norma del Codice penale secondo cui, a parte la responsabilità per imprudenza o negligenza, quando c’è imperizia, il professionista sanitario non è punibile se ha osservato le linee guida e le buone prassi. Ma la giurisprudenza e la Cassazione hanno obiettato che non è così, sancendo dettagli indirizzati a tirare al massimo il perimetro della responsabilità, a maggiore tutela degli utenti. Tutto questo in appena pochi mesi.

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Dunque, una legge nata per fare chiarezza viene smantellata, ricomposta e ricostruita. Percorso che l’avvocato Toscano cristallizza in una sintesi perfetta: “una riforma in rapida obsolescenza”. “Maledizione” che viene complicata a fine 2019 con le cosiddette sentenze di San Martino (perché emesse tutte a novembre) della Corte di Cassazione su consenso informato e responsabilità per colpa grave o lieve. Quando la materia sembrava aver ottenuto finalmente sedimentazione e assestamento, è arrivata la devastazione universale del Covid-19.

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Con il 2020 tutto cambia, e s’impone una nuova prospettiva. “Quello che è accaduto – dichiara Toscano – ha mostrato le inadeguatezze dei sistemi sanitari regionali, nazionali e mondiali nell’affrontare le sfide dell’emergenza pandemica, ma anche le inadeguatezze del sistema sanitario ad affrontare grandi tematiche rispetto alle quali le singole responsabilità penali andavano ad attenuarsi. Abbiamo parlato di un nuovo livello di responsabilità di sistema, dalla quale non si può prescindere prima di considerare le singole responsabilità degli operatori della sanità. Per dirla con una metafora, non possiamo stare a guardare la crepa sulla parete, mentre fuori c’è il terremoto. La prospettiva del nostro studio si è allargata, ci ha imposto di riconsiderare i criteri di valutazione delle responsabilità in ambito sanitario”.

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“Scrivere un testo mentre le cose accadono – racconta Toscano – è una situazione davvero eccezionale. Alla luce di quello che sta accadendo, abbiamo provato ad allargare la nostra indagine ai limiti del sistema sanitario nazionale, messi in drammatica evidenza dalla pandemia. Tutti – prosegue – abbiamo potuto toccarne con mano le falle, soprattutto nell’assistenza domiciliare alle persone già allettate colpite dal Covid. Disagi enormi non solo per la situazione contingente, ma anche per la cronica inadeguatezza del sistema. Non tutto, però, è negativo: l’epidemia da Covid-19 ha dimostrato la sorprendente capacità dell’umanità di reagire ad una situazione di emergenza e di trovare in tempi rapidi un vaccino, quando normalmente – per una malattia con questa carica infettiva – servono anni di ricerca e sperimentazione. Se si è riusciti in quest’impresa è perché non si è badato a spese e c’è stata convergenza verso un obiettivo salvifico globale. Se lo stesso spiegamento di risorse umane e finanziarie si mettesse in campo per trovare la cura a patologie croniche come quelle cardiovascolari, il diabete, o le neoplasie, l’umanità farebbe passi da gigante. Questo apre un velo sui potenziali progressi della scienza”.

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Tornando alla legge Gelli-Bianco, Toscano ribadisce che era nata per contrastare la medicina difensiva: pur di mettersi a parte civile, i sanitari trascurano ciò di cui il paziente ha bisogno evitando scelte coraggiose che sono invece necessarie nell’arte medica. Ma in una situazione come quella dei primi mesi di pandemia, ci si è trovati spesso nella necessità di dover assumere decisioni rapidissime. “Abbiamo dovuto smontare l’opera e rimontarla, cercando di considerare come oggi si pone la normativa della responsabilità medica rispetto a quello che ha evidenziato la pandemia: la preponderanza del quadro sistemico, risultato di tagli alla sanità e alla ricerca, rispetto alla responsabilità singola. Ci vuole rigore con i singoli operatori ma anche con le istituzioni che sono al di sopra, che devono porli nelle condizioni di operare secondo piena diligenza e attenzione, e di rispondere, se sbagliano, per quello di cui sono effettivamente responsabili. Questa è la considerazione alla base di quest’opera, sotto i diversi profili che abbiamo esaminato”.

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“L’insegnamento della pandemia – ragiona Toscano – dev’essere un monito: la sanità non si può programmare e gestire con parametri ragionieristici. Il bene salute deve avere la priorità. Pensavamo di essere divenuti invulnerabili, la stessa igiene era passata in secondo piano, e invece abbiamo dovuto riscoprire il valore di gesti elementari come lavarsi accuratamente le mani. Finita l’emergenza, bisognerà farne tesoro, e smettere di cavalcare politiche di restrizione della spesa sanitaria”.

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L’illusione della invulnerabilità – questo il succo delle sue riflessioni – ha indotto scelte politico istituzionali pericolose in tema di sanità, che hanno comportato la perdita progressiva della capacità d’intervento centralizzante da parte dello Stato, delegando alle Regioni ma allo stesso tempo imponendo tetti di spesa e paletti. 

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“Parliamo sempre di contagi – osserva Toscano – ma se andiamo ad analizzare il rapporto tra contagi e decessi, l’Italia è drammaticamente ai primi posti tra i sistemi sanitari comparabili. C’è una relazione forte tra la spesa sanitaria pro capite e il numero di morti per Covid. In questo siamo terzi dopo Ungheria e Grecia. C’è una responsabilità grave di sistema”.

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Un dato empirico crudo e impressionante, che suscita una riflessione forte su come le scelte dei decisori politici possano determinare il discrimine tra vita e sopravvivenza.

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domenica 21 Marzo 2021

(modifica il 3 Agosto 2022, 10:20)

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