L'intervista

“Un horror senza precedenti”. Il regista coratino Paolo Strippoli racconta il suo “Piove”

Angela Iannone
Paolo Strippoli
È iniziata una nuova avventura per il giovane regista coratino Paolo Strippoli che qualche giorno fa, a Roma, ha dato avvio alle riprese del suo nuovo film
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È iniziata una nuova avventura per il giovane regista coratino Paolo Strippoli che qualche giorno fa, a Roma, ha dato avvio alle riprese del suo nuovo film "Piove". La pellicola nasce da un progetto che punta sui giovani talenti provenienti dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e dalla fucina del Premio Solinas. Jacopo Del Giudice, classe 1991, autore del film, è stato vincitore della della 32esima edizione del Premio Franco Solinas proprio con "Piove", mentre ancora studiava al Centro Sperimentale. La giuria del Solinas lo definì "un horror dei sentimenti, senza precedenti nel nostro paese. Una storia estrema come estrema è la follia che racconta".

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"Piove" racconta di un dramma familiare in cui dominano i codici del genere thriller/ horror, per raccontare una società contemporanea sempre più rancorosa e sotto pressione. «Una Roma sul punto di esplodere, non troppo distante da quella reale» racconta Paolo Strippoli. «Basta trovarsi in fila al supermercato o alle poste, nel traffico del Raccordo, in un autobus troppo pieno per sentire la rabbia strisciare tra la gente. È la stessa rabbia che alimenta le declinazioni peggiori della politica di oggi, che dà adito agli sfoghi più beceri sui social network, che ci rende sempre più individualisti».

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Il film è prodotto da Marina Marzotto e Mattia Oddone per Propaganda Italia, produttori con Jean Vigo e Rai Cinema della trasposizione cinematografica del comic 5 è il numero perfetto di Igort (2019), prima opera del graphic novelist che ha ottenuto 9 candidature ai David di Donatello e 4 ai Nastri d’Argento e la vittoria in entrambi i casi per Valeria Golino come miglior attrice non protagonista. È una coproduzione internazionale con la belga GapBusters, guidata da Joseph Rouschcop, già coproduttore in Italia di Il Primo Re di Matteo Rovere, Miss Marx di Susanna Nicchiarelli e Freaks Out di Gabriele Mainetti.

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Nel cast principale, Fabrizio Rongione, attore feticcio dei fratelli Dardenne, Cristiana Dell’Anna, nota per il suo ruolo nella serie Gomorra, la piccola Aurora Menenti – 7 anni e già 4 lungometraggi in filmografia – e Francesco Gheghi, conosciuto per le sue interpretazioni nei film Io sono tempesta di Daniele Luchetti (2018), Mio fratello rincorre i dinosauri di Stefano Cipani (2019) e Padrenostro di Claudio Noce (2020).

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A dirigere la fotografia, il trentunenne Cristiano Di Nicola che con Piove firma il suo terzo lungometraggio. La scenografia è di Nello Giorgetti, già noto per i suoi 40 anni di esperienza maturati con i grandi nomi come Sergio Leone, Luciano Salce, Dario Argento, Tinto Brass, Giuseppe Tornatore, Carlo Verdone e Ricky Tognazzi. I costumi sono di Nicoletta Taranta, Miglior Costumista al Ciak d'Oro 2006, riconosciuta ai David di Donatello con 2 Nominations e 1 award e ai Nastri d’Argento con 4 Nominations e 1 award.

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"Piove" nasce dalla scrittura di Jacopo Del Giudice. Come nasce la vostra sinergia e l’occasione per dirigere questo film?

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Io e Jacopo lavoriamo insieme da anni. Abbiamo scritto insieme anche la sceneggiatura di l’Angelo Infelice (di Paolo Strippoli, Jacopo Del Giudice e Milo Tissone e vincitore del Premio Solinas 2019, ndr). "Piove" è una storia di cui sono sempre stato innamorato. La sceneggiatura iniziale è di Gustavo Hernandez (La casa muda), un regista horror affermato che nel 2010 ha partecipato anche a Cannes.  Quando la produttrice Marina Marzotto mi ha proposto l’estate scorsa di riprendere Piove e curarne la regia, inizialmente ero titubante, anche perché uscivo da un’altra esperienza di co-regia per un film che uscirà quest’estate. Ho chiesto a Marina se fosse possibile riscrivere la sceneggiatura, portandola in una direzione diversa dalla prima, affinchè la rendessimo più autoriale, a cavallo tra il dramma e l’horror, quindi un film che presentasse una mescolanza di generi, che fosse più contemporaneo. La produttrice è stata molto disponibile con me, abbiamo rivisitato e riscritto Piove portandolo al film che è adesso. Quando ad ottobre mi sono reso conto che era diventato il film che potevo dirigere io, ho accettato ufficialmente di seguirne la regia.

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Come state affrontando le riprese? Riuscite a lavorare in sicurezza?

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Assolutamente sì. La produttrice è una persona attentissima. Facciamo tamponi in continuazione. Io, gli attori e tutta la troupe lavoriamo in assoluta sicurezza.

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"Piove" racconta di una Roma in punto di esplodere. Quali luoghi della città vi hanno ispirato per le riprese?

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Non è la Roma turistica, quella del centro storico. Quella di "Piove" è una Roma quotidiana. Le scene sono girate nei quartieri della piccola borghesia riqualificati, ma sempre ad alta densità di popolazione. La vicenda non risente né degli eccessi della Roma turistica famosa per la pizza e il mandolino, né della Roma di un certo cinema post neorealista che è molto considerato nel cinema italiano contemporaneo.

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Il tema della rabbia è il focus su cui è incentrata la vicenda. Come hai ben detto, ci si arrabbia spesso quasi per nulla: per la fila al supermercato, per gli autobus affollati. Poi ci sono i leoni da tastiera che trovano il loro campo di battaglia proprio sui social network. Cosa rappresenta per te la rabbia e come riuscirai a portarle nello schermo?

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La rabbia è una sensazione di frustrante saturazione che sentiamo dappertutto, in posta, o in fila al supermercato vedi la gente esplodere. Sensazioni di fastidio e insofferenza sono costanti nella gente, soprattutto in una grande città come Roma. È questo il sentimento dominante di questi anni e, in particolare, da un anno a questa parte a causa del disastro mondiale che stiamo vivendo. Proverò a raccontare il mondo arrabbiato intorno alla vicenda dei protagonisti, attraverso i piccoli fastidi quotidiani. Il film è incentrato su un dramma familiare che scatenerà nei personaggi una grande rabbia, ma attorno a loro c’è un intero mondo che si arrabbia per le piccole cose.

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Quali sono stati i tuoi film di riferimento per "Piove"?

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I miei film di riferimento per questo film sono gli horror familiari del cinema horror contemporaneo. Sicuramente Hereditary di Ari Aster, Babadook di Jennifer Kent, ma anche i capostipiti del J-Horror come The Grudge di Nicolas Pesce e Kairo di Kiyoshi Kurosawa.

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Qual è la tua poetica registica?

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Ho un mio cinema di riferimento, cerco di seguire un certo tipo di linguaggio. Tuttavia, secondo me, l’attore è la fondamentale unità del cinema. Tutto parte dal tentativo di lasciargli una certa libertà di scena. Prima di preparare il set e iniziare le riprese ho sempre un piano inquadrature, dove faccio una prova tecnica del movimento degli attori sulla scena. È importante lasciar loro la massima libertà possibile e in base alle loro esigenze di movimento, cambio il mio piano inquadrature, o modifico piccole dinamiche della scena, per adattare il mio linguaggio alle loro necessità. C’è un lavoro di compromesso tra il mio stile e le loro necessità. Se l’attore non ha la sua libertà di scena nel film non c’è vita.

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In "Piove" ci sono grandi attori come Fabrizio Rongione, Cristiana Dell’Anna, la piccola Aurora Menenti – 7 anni e già 4 lungometraggi in filmografia – e Francesco Gheghi. Come si rapporta un giovane regista con attori che hanno raggiunto un certo tipo di esperienza?

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La mia idea e scelta degli attori non è dettata tanto dai nomi, ma piuttosto da quanto i loro volti e stili sono adatti per ricoprire un determinato ruolo. Quando ho scelto Fabrizio Rongione, ad esempio, mi stuzzicava molto l’dea di portarlo nell’horror, perché ho sempre pensato che lui avesse il volto e fisicità giusta per questo genere. Inoltre, quando conosco degli attori, per me è fondamentale la loro disponibilità a lasciarsi guidare da me. Quando ho scelto Fabrizio, Cristiana, Francesco e Aurora sentivo che quei ruoli ero giusti per loro. Sono splendidi e di grande professionalità. Ci sono stima e fiducia reciproche.

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Cosa pensi del nostro cinema in questo periodo di crisi? Quanto e come le varie produzioni riusciranno a “rialzarsi”?

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Il problema più grande è quello della chiusura dei luoghi di fruizione, cinema e teatri, perchè grazie alle piattaforme le produzioni si continuano a fare, il cinema si continua a fare. Secondo me, però, non è la stessa cosa. Io amo le piattaforme e grazie a Netflix ho potuto realizzare il mio primo film, ma il cinema è un luogo, unico, imprescindibile e incomparabile. Io che abitualmente vado al cinema tre o quattro volte a settimana, non ci sono andato per tanto tempo e se non avessi avuto la possibilità di fare due film in un anno, in cui sono stato molto impegnato, oggi sarei una persona moralmente distrutta. Seguire la regia di due film mi ha aiutato a colmare questo vuoto. Sapere che il 27 marzo riapriranno le sale, sperando che ci siano delle certezze in più, è il regalo più bello che possa ricevere.

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Quando e dove vedremo "Piove"?

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Il film uscirà nel 2022 e sperando che i tempi siano maturi, la nostra idea è quella di portarlo al cinema.

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domenica 7 Marzo 2021

(modifica il 3 Agosto 2022, 10:30)

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carlo mazzilli
carlo mazzilli
3 anni fa

… Governo ladro! 😉 in gamba e … rendici orgogliosi, facci inorridire! keep on going!