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L’olio di “Coratina” tra i più apprezzati al mondo. Ma Corato dov’è?

La Redazione
Olio
La cultivar che porta il nome della nostra città continua a vincere premi, ma le aziende che ne traggono beneficio sono foggiane, toscane e addirittura cinesi
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La campagna olearia 2020 è ancora lontana ma la cultivar “coratina” continua a vincere premi nazionali e internazionali. L’ultimo, l’Evo International Olive Oil Contest, ha visto la nostra varietà portare a casa tre medaglie d’oro e il titolo di miglior olio italiano. Tutto molto bello, verrebbe da dire, se non fosse che nessuna azienda coratina è tra quelle premiate. Una (con due titoli) è di Lesina, un’altra di Pezze di Greco e l’ultima addirittura croata, istriana per la precisione.

Due giorni fa un olio extravergine cinese ha vinto la quinta edizione dell’Athena International Olive Oil Competition. A produrlo è la Xiangyu Olive Development Co. con sede a Longnan, nel nord-ovest della Cina. Il nome dell’olio che ha trionfato? Xiangyu Coratina. Ne ha parlato anche l’Ansa che erroneamente attribuisce alla Toscana la “paternità” della cultivar.

Andando a spulciare tra gli innumerevoli concorsi dedicati all’oro giallo, la cultivar “coratina” appare innumerevoli volte, sempre con a fianco il nome di un’azienda del sud barese, laziale o toscana. Concorsi che spesso servono a dar maggior prestigio al “marchio” e quindi propedeutici per avere maggior peso internazionale. Vale la pena citare l’esempio della senese Dievole che produce vino da oltre 1.000 anni e che, da qualche tempo, è stata rilevata dal ricchissimo imprenditore argentino Alejandro Bulgheroni. È stato proprio Bulgheroni a puntare sull’olio sfruttando il noto marchio, conosciuto soprattutto per il Chianti Doc. La “coratina” appare tra le bottiglie più vendute e, con il marchio toscano, ha vinto ben 21 premi negli ultimi cinque anni.

Certo, la cultivar “coratina” viene impiantata non solo nel nostro territorio, ma come mai le aziende coratine non riescono ad emergere nonostante abbiano la possibilità di legare il proprio nome ad una varietà nota in tutto il mondo per la bontà e le proprietà salutari?

«Le problematiche sono molteplici» spiega Tommaso Loiodice, presidente di Unapol, associazione di categoria. «Un po’ perché non si è investito molto sull’olivicoltura locale, un po’ per la frammentarietà e l’egocentrismo delle aziende medio-piccole del territorio. Il fatto che non si riescano a coordinare le due cooperative olivicole la dice lunga. A questo va aggiunta una scarsa iniziativa manageriale che hanno, invece, i toscani bravi a “sfruttare” l’immagine di un territorio».

Nello store di Dievole una bottiglia da 500 ml di olio “coratina” costa tra i 13 e i 15 euro.

«Come dicevo loro sono bravi a sfruttare il marchio, il territorio. In quel prezzo c’è la storia della Toscana» continua Loiodice. «Da noi sarei felice se riuscissimo a piazzare una bottiglia da 500 ml a 7-8 euro considerando che all’ingrosso l’olio va a 3-4 euro al chilo. Da queste parti si crede poco nella commercializzazione al dettaglio».

«Ci vorrebbe una rivoluzione culturale. – dice il presidente di Unapol – Inoltre servirebbe che alle aziende olivicole fosse prestata maggiore attenzione da parte delle istituzioni come mettere a disposizione della categoria agricola strutture per aiutarla a commercializzare e creare marketing. Ma le cose da fare sono tante, dalla trasformazione dei frantoi affinché diventino luoghi di valorizzazione alla creazione di un luogo da destinare ad area stoccaggio a disposizione dei produttori».

In attesa di un’amministrazione che possa avere una visione ampia del mondo olivicolo e con la speranza che si riesca a fare squadra, contribuendo tutti a valorizzare un prodotto unico, non ci resta che guardar “vincere” gli altri.

lunedì 13 Luglio 2020

(modifica il 21 Luglio 2022, 1:01)

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Giuseppe Del Console
Giuseppe Del Console
3 anni fa

Per fortuna c'è qualcuno che crea l'attenzione sulla nostra varietà dato che a noi (i primi che dovremmo essere interessati) non ci frega nulla.
Un vecchio detto cita: lavare la testa all'asino si perte il tempo, l'acqua e il sapone.

GINO
GINO
3 anni fa

Il mio pensiero è che si è persa tanta fiducia e la colpa non è di chi produce,ma di chi amministra.

Maurizio
Maurizio
3 anni fa

Purtroppo se la situazione è così è perché è sempre mancata una visione.
Nessuno ha mai pensato di fare cooperazione modello Emilia Romagna. Le nostre cooperative tutto sono tranne che cooperazione.
I nostri produttori non essendo supportati da un sistema di banca cercano di monetizzare quanto prima i loro raccolti il più delle volte svendendo il raccolto.
Basta poco ……..ma la cosa più importante è staccarsi dalla politica e fare seriamente impresa.
Bisogna mettere ai posti di comando gente capace, intraprendente e soprattutto non raccomandata.

Falco Raffaele
Falco Raffaele
3 anni fa

Secondo me la politica locale non c'entra, a parte tutto negli ultimi periodi non sono stati in grado di gestire la nostra città. Il problema grosso è magari il governo centrale che fa' accordi con la Tunisia dimenticando gli agricoltori italiani e poi ci impongono tanti balzelli. X finire la grossa colpa è solo nostra che non valiamo niente. Siamo buoni solo a fare salotto da comare