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Maturità 2020, i dirigenti: «Ci stiamo preparando, ma mancano spazi adeguati»

La Redazione
Esame di Stato 2020
La videointervista ai dirigenti delle quattro scuole superiori di Corato
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Maturità 2020, conclusione dell’anno scolastico e ipotesi per la riapertura delle scuole a settembre. Di questo, e di tanto altro, hanno parlato ieri i dirigenti delle scuole superiori di Corato nella videointervista realizzata in diretta da CoratoLive.it.

A metà giugno gli studenti dovranno confrontarsi con un esame che non sarà più quello a cui si erano abituati a pensare per cinque anni, con le tre prove scritte e il colloqui finale. La maturità in questa situazione di emergenza sanitaria sarà interamente focalizzata su di una prova orale che partirà da un tema della disciplina della “vecchia” seconda prova scritta.

La comunità scolastica come si sta preparando?

«Mancano gli spazi adeguati – afferma fin da subito la preside Angela Adduci, dirigente del liceo classico “Oriani” e dell’Ipc “Tandoi” – Noi abbiamo una grande responsabilità rispetto alla sicurezza, siamo responsabili anche dal punto di vista penale.

L’ordinanza numero 10 stabilisce che il candidato può essere accompagnato da un testimone, si rischia di avere in classe 11-12 persone. Ci stiamo premunendo di tutto il necessario, tra disinfettanti e dispositivi vari. Il candidato deve presentarsi con la mascherina ma durante il colloquio può toglierla. Stiamo pensando inoltre a delle barriere in plexiglas per tutelare il personale delle segreterie amministrative che attualmente sta lavorando in modalità smart working ma dovrebbe poter tornare a scuola».

«Quello che sta diventando prioritaria è la sicurezza, invece che la prova di esame in senso stretto – aggiunge il preside Savino Gallo, dirigente del liceo artistico “Federico II Stupor mundi” – L’esame di maturità è sempre stato un rito di passaggio, dall’adolescenza all’età adulta. La prova di italiano, la seconda prova, il colloquio sono delle fasi che ancora oggi ricordiamo nonostante siano passati tanti anni. Gli studenti di oggi invece rinunceranno ai momenti di aggregazione prima degli esami, non potranno assistere alle prove dei propri compagni. Sarà un esame triste».

«La prima criticità da rilevare è il ritardo con cui sono state emanate le ordinanze sugli esami di Stato e sulla valutazione – afferma la preside Nunzia Tarantini, dirigente dell’Itet “Tannoia” – La norma è arrivata il 16 maggio e più tardi è stata sottoscritta una intesa tra Miur e sindacati; in virtù di essa il Miur ha fatto suo il documento elaborato dal Comitato tecnico scientifico che detta le regole da seguire per lo svolgimento in sicurezza gli esami di Stato. Noi dirigenti ci siamo trovati quindi nella necessità di predisporre tutto per il 15 giugno, giorno in cui si insedieranno le commissioni.

Stamattina (ieri, ndr) sono andata a scuola con il metro tra le mani per capire come gestire spazi e distanze: ci devono essere due metri di distanza fra le persone. Mi chiedo come mai nei ristoranti invece basti un metro. Io ho costituito un comitato Covid d’istituto per gestire ogni esigenza, partendo da quelle necessarie per garantire il funzionamento della macchina amministrativa.

Alla sanificazione però deve provvedere una azienda specializzata, su incarico dell’ente preposto: nel caso delle scuole superiori è la Città Metropolitana, alla quale mi sono rivolta, ma mi è stata anticipata una risposta negativa. Stando “alle sacre carte” firmate nei giorni scorsi, la sanificazione non è obbligatoria negli ambienti normali in cui, cioè, non ci sia mai stato un caso Covid19. Ci siamo assicurati delle scorte di varichina ed alcool oltre ai dispositivi di protezione per il personale che inizierà ad igienizzare gli ambienti.

Vogliamo rassicurare i nostri ragazzi che, oggettivamente, non nascondono la preoccupazione e si chiedono perché una seduta di laurea si possa fare a distanza mentre un esame di Stato no».

Come si concluderà l’anno scolastico 20219-2020?

Il primo a rispondere è il preside Gallo: «rimango scettico sulla validità della didattica a distanza, l’abbiamo usata perché non avevamo alternativa ma mi auguro che si torni presto alla didattica in presenza. Nel corso delle settimane è calata l’attenzione dei ragazzi. Stanno venendo fuori delle differenze che riguardano la collocazione sociale dei genitori. Non tutti hanno gli stessi strumenti, anche tecnologici.

Io sto attendendo da un mese e mezzo una fornitura di materiale elettronico destinato ai ragazzi ma, essendo prodotti all’estero, sono in grave ritardo. Tutti passeranno l’anno senza debiti ma il problema sarà organizzare l’anno successivo: bisognerà concludere i programmi ma anche pensare a piani personalizzati per chi non ha raggiunto la sufficienza. La difficoltà più grande la stanno avendo quelle discipline per cui il contatto tra docenti e ragazzi è fondamentale, per la progettazione e per la realizzazione ad esempio che si svolgono nei laboratori».

«Condivido quanto detto dal collega Gallo – sottolinea la preside Adduci – Le risorse stanziate non sono sufficienti. Su 1170 dei miei ragazzi circa 200 non avevano gli strumenti necessari. Li abbiamo presi da scuola ma siamo stati anche particolarmente agevolati dalla generosità e dell’attenzione dell’azienda Granoro. Se avessi dovuto aspettare l’arrivo dei dispositivi acquistati avrei solo danneggiato i ragazzi.

In questo momento ho visto risvegliarsi un grande senso di responsabilità verso i ragazzi che, pur essendo in difficoltà, hanno mostrato grande interesse e volontà di seguire le lezioni. Tante famiglie improvvisamente si sono ritrovate in situazioni di ristrettezza economica. Gli insegnanti, in punta di piedi, sono entrati nelle vite dei singoli ragazzi. Tra minuti non illimitati o connessione internet insufficiente: ho visto tanta solidarietà, non solo sul piano didattico. Lo dico con orgoglio, ma anche con tristezza se penso alla nostra Corato che da sempre ha avuto una economia fiorente».

«Più che “didattica a distanza”, mi piace dire “didattica di vicinanza” – commenta la preside Tarantini – In questi ultimi mesi è stata la scuola ad andare incontro ai ragazzi, di solito invece sono loro al mattino a recarsi a scuola. Questo ha limitato di sicuro l’evolversi dell’epidemia visti i numeri della popolazione scolastica. Grazie alla didattica a distanza abbiamo evitato l’isolamento. Quando arrivano segnalazioni di ragazzi che non seguono ci mettiamo in contatto con le famiglie per trovare soluzioni: per prima cosa abbiamo utilizzato tutto ciò che già avevamo scuola ma non è bastato.

Una grande parte di quello che avevamo programmato a settembre è stata portato avanti. Gli obiettivi di apprendimento che sono rimasti indietro verranno recuperati nel prossimo anno. Chi non raggiunge la sufficienza in una materia avrà tutto l’anno prossimo per recuperare: non è vero che “saranno tutti promossi” e basta. Un pensiero particolare per chi degli handicap, soprattutto i ragazzi autistici, stanno soffrendo molto: a loro darò la precedenza per il rientro in aula».

Settembre 2020, cosa devono aspettarsi gli studenti?

Mi auguro che la crisi economica in atto non si trasformi in una crisi culturale – esordisce la dirigente Tarantini – I nostri giovani sono il capitale umano su cui bisogna investire, spero che si comprendano i bisogni della scuola. Abbiamo fondato l’economia del nostro Paese su turismo e ristorazione e abbiamo visto quanto stanno soffrendo; stiamo assistendo alla necessità di avere il personale per gli ospedali e per la tutela dell’ambiente. Senza aspettare settembre, dunque, lo Stato e le aziende private attraverso la scuola investano su di loro».

«Mi auguro che vengano a galla i nodi al pettine dell’edilizia scolastica, lo Stato per anni l’ha dimenticata – sostiene la preside Adduci – Gli spazi sono ristretti. A settembre potrà andare avanti la didattica a distanza ma mi auguro che dall’alto arrivino delle indicazioni chiari. La precarietà che i ragazzi stanno vivendo dipende molto da quello che il Ministero vorrà fare. Il problema è cercare di risolvere a monte quello che viene dimenticato da anni. Ho visto parlare sui giornali di classi che vanno a fare lezioni nel bosco? Ma di cosa parliamo? Andiamo a Bracco?».

«Pensare di poter gestire i tempi di ingresso in modo differente pone una serie di questioni irrisolvibili, pensiamo per esempio ai trasporti per gli studenti che arrivano da fuori – argomenta il preside Gallo – I rischi al di sotto dei 25 anni sono prossimi allo zero, quindi il problema non è tanto degli studenti ma dei docenti: tranne un caso, nella mia scuola, abbiamo tutti oltre cinquant’anni. Non riesco ad immaginare come evitare l’assembramento e quindi torno a sottolineare quanto sia importante trovare il modo per garantire la sicurezza di tutti».

La videointervista in diretta
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sabato 23 Maggio 2020

(modifica il 21 Luglio 2022, 2:56)

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Vania magagna
Vania magagna
3 anni fa

Si a maturità in presenza e rientro in aula a settembre, se i ragazzi si assembrano per la movida a maggiore ragione possono fare un esame in presenza e gli insegnanti sono lavoratori come gli altri che stanno rischiando già da mesi.il comitato tecnico-scientifico ha dato l'ok e quindi è un dovere farlo.