Con le splendide voci delle Faraualla, le percussioni in jam session e le coreografie della compagnia Menhir e di Mariano Cipriani, si è conclusa nel migliore dei modi la prima edizione di “Verso sud”, il festival organizzato dall’associazione Lavorare stanca in collaborazione con il Comune di Corato e il Forum dei giovani.
Finalmente largo Abbazia ha fatto da cornice ad una delle più belle pagine di quella che potremmo definire “la storia dell’immigrazione a Corato”. Il merito va alle persone che sanno fare la differenza e alla musica, quella di Lorenzo Zitoli, Salvatore Magrone, Francesco Quatela e tanti altri.
Di tutti quei ragazzi che nelle vecchie palazzine di largo Abbazia ci abitano, dopo essere fuggiti dalla guerra del loro paese d’origine. La luce giallastra della piazza ha aiutato a vincere la timidezza e far mescolare i colori della pelle. Bianca o nera, non faceva differenza. Finalmente – almeno domenica – quel luogo ha ritrovato dignità, può dirsi testimone di una Corato che sa accogliere i cittadini del Mediterraneo.
E di altre terre hanno “parlato” anche Serena Fortebraccio, Gabriella Schiavone, Maristella Schiavone e Teresa Vallarella, le Faraualla. Con loro piazza dei Bambini ha volato davvero alto. “Ogni Male Fore” – il titolo del loro ultimo cd preso in prestito per dar nome alla serata – è stato un viaggio nell’affascinante e misterioso territorio della medicina popolare, dal Lazio in giù. A presentarle Gerardo Strippoli, presidente della Pro Loco partner di Verso sud.
In ogni brano hanno rivissuto le formule di guarigione, un percorso ideale della mente e del corpo. La voce di ognuna è diventata strumento per trasmettere le suggestioni di un percorso fra culture lontane fra loro. Brillanti professionalità e astuta ricerca al servizio delle radici.