Politica

Sanità, da spesa a ricchezza. I candidati coratini a rapporto dai medici della città

Giuseppe Gallo
Sanità pugliese
L'associazione medico scientifica coratina ha indirizzato un documento all'attenzione dei candidati della nostra città al consiglio regionale e li ha interrogati sulla questione sanità. Presenti sei aspiranti consiglieri su nove
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“Trasformare in ricchezza ciò che è diventata una insopportabile spesa”. Sono le forti e decise parole conclusive di un documento che l'associazione medico scientifica coratina ha redatto ed indirizzato all'attenzione dei nove candidati della nostra città al consiglio regionale.

In sintesi, il documento pone fini orientativi e li indirizza a coloro che a breve siederanno nella massima assise pugliese. Le parole d'ordine sono: informatizzazione, razionalizzazione di spazi e risorse, rapporto “sano” con le organizzazioni sindacali, responsabilizzazione di amministratori locali “al netto di inutili campanilismi”, continuità delle cure h24, obbligo di mantenere i Lea (Livelli essenziali di assistenza).

Nell'incontro di ieri sera presso la sala conferenze del centro Vivere in, condotto dal cardiologo Pippo Diaferia, ciascun candidato ha avuto a disposizione cinque minuti per esprimere le proprie valutazioni sul documento e circa tre minuti per rispondere a quattro domande formulate dai medici e consegnate una settimana prima agli ospiti. Il moderatore del dibattito ha inoltre assicurato: «Morderemo le caviglie dei futuri eletti affinché i loro programmi non rimangano solo promesse elettorali».

In linea di massima, i sei candidati intervenuti – assenti Malcangi (movimento Schittulli), Patruno (Pd) e Tarantini (Oltre con Fitto) – condividono le linee tracciate dall'associazione.

Renato Bucci (Noi a a sinistra per la Puglia) ne loda la sintesi e la capacità d'analisi, suggerendo di non restare confinati in territorio cittadino. Domenico Caterina (Noi con Salvini), d'accordo su tutti i punti chiave, chiede una maggiore attenzione all'accoglienza degli spazi, mentre Giuseppe D'Introno (Fratelli d'Italia-AN) pone l'accento sull'importanza della razionalizzazione e delle attività di verifica della qualità. Lucia Leo (L'Altra Puglia) ricorda, prima ancora delle cure, la necessità della prevenzione attraverso uno stile di vita sano che non trascuri la sicurezza ambientale, alimentare e lavorativa.

Salvatore Mascoli (Popolari) domanda invece un approccio antroposofico che non dimentichi coloro che provengono da altri continenti, altre culture e sono portatori di differenti concetti di salute. Per Franco Caputo (Forza Italia), dal documento traspare «il totale fallimento della sanità pugliese negli ultimi dieci anni».

Il sistema sanitario pugliese vive ancora sommerso da un dubbio gigantesco: mantenere le strutture esistenti o chiuderle per favorire l'apertura di nuovi poli all'avanguardia per coprire porzioni più ampie di territorio, prendendo le distanze da sterili campanilismi? Anche qui, i candidati si mostrano concordi. 

Caterina ne è sicuro: «Alcune volte è necessario compiere un passo indietro per dar forma all'eccellenza». Sulla stessa lunghezza d'onda D'Introno, che propende per l'accorpamento sinonimo d'eccellenza: «L'unica scelta impopolare è non tutelare i cittadini». Non difforme l'opinione di Caputo: «I campanilismi lasciano il tempo che trovano». Lucia Leo diffida dal porre un problema vincolato esclusivamente al nostro territorio, perché avrebbe il risultato di «destituire la tutela della salute». Mascoli, dal canto suo, ripercorre le tappe che hanno condotto alla situazione attuale e Bucci lamenta di doversi confrontare ancora con un «campanilismo esasperato».

Sulla spinosa questione delle tutele sindacali, che a volte sfociano nell'immobilismo, tutti gli aspiranti consiglieri si mostrano ancora una volta più o meno concordi. Caputo ne rispetta il ruolo ma mette le esigenze pratiche in primo piano. Mascoli, al contrario, ammette la notevole perdita di potere dei sindacati e non esalta il personale sanitario che rifiuta i trasferimenti. Caterina, da parte sua, lancia una provocazione con una domanda: «Perché non ampliamo fino alle 22 l'orario delle visite specialistiche e non istituiamo un tribunale del malato?».

Agli antipodi Bucci e D'Introno: il primo non ritiene che le tutele sindacali costituiscano un freno; il secondo definisce i sindacati «istituzioni pronte a tutelare persone che cercano scappatoie per venir meno al proprio lavoro». A fare sintesi ci pensa Lucia Leo: «Iniziamo a rispettare i nostri doveri per non aver più bisogno di nasconderci dietro le tutele sindacali».

Il terzo quesito posto dal dottor Diaferia riguarda il rapporto tra complementarietà e sussidiarietà. Caterina sottolinea l'importanza del rigore nei controlli degli standard qualitativi e incalza: «La sussidiarietà deve privilegiare le strutture pubbliche; non esistono ospedali di serie A e di serie B!». Poi c'è chi, come Mascoli, propone l'istituzione di un servizio di Customer care che consenta ai pazienti di valutare la qualità del trattamento ricevuto. «La concorrenza fa sempre bene», evidenzia Caputo, a cui farebbe piacere se alcuni servizi fossero affidati ad imprese private a seguito di un bando di concorso, come nel caso delle analisi.

Lontano da valutazioni ideologiche Renato Bucci, che però non si esime dal prediligere «che le risorse pubbliche vengano impiegate nel pubblico, ma è chiaro che oggi il privato goda di un credito particolare». «Il fatto che sempre più gente si rivolga nuovamente al settore pubblico potrebbe essere un indice della crisi», riconosce Lucia Leo, che aggiunge: «Forse le strutture private davano in passato un'apparenza di maggiore efficienza, ma bisogna tornare a garantire controllo e livelli minimi di qualità nel pubblico». D'Introno, concludendo la terza tornata di domande, denota un «aumento dei centri privati di assistenza, che lascia intendere come il privato sia stato incentivato, nonostante un governo di sinistra».

Nell'ultimo round, il dottor Diaferia pone una domanda prettamente politica sul rischio di dispersione del voto che potrebbe concretizzarsi il 31 maggio alle urne, dato l'elevato numero di candidature nella sola Corato che si sarebbero potute concentrare in scelte più ampiamente condivise. Questa volta i candidati si ritrovano a contraddirlo e trovano terreno fertile nella provocazione. Da Franco Caputo giunge un appello al voto utile: «Penso che i numeri parlino chiaro su chi ha più possibilità di essere eletto». Salvatore Mascoli motiva la sua candidatura dicendosi convinto che «i problemi si possono risolvere anche tagliando i costi, a sfavore di una speculazione selvaggia e inappropriata».

Domenico Caterina parla di «ambizione fisiologica» dovuta alle sue linee programmatiche, tra cui una battaglia che annuncia di voler cominciare per l'istituzione della figura dello psicologo territoriale per ogni 8mila abitanti. Non rinnega una matrice ideologica né tantomeno il passato Lucia Leo, che sa bene «di rappresentare una minoranza» ma si chiede anche come si possa tentare la via del cambiamento senza una ideologia di base «in una democrazia che non esiste». Giuseppe D'Introno, infine, si affida a calcoli probabilistici, mostrando che il rapporto tra futuri consiglieri e candidati è di uno a venti, «esattamente come nelle scorse elezioni comunali».

La serata si è chiusa con una promessa: l'incontro di ieri sarà solo il primo organizzato dall'Amsc, con l'intento di vigilare in maniera sempre più costante sui processi decisionali che più da vicino toccano – in senso letterale – gli interessi vitali della popolazione.

martedì 12 Maggio 2015

(modifica il 25 Luglio 2022, 9:10)

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